Page 83 - Canti di Castelvecchio
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57. Il ritratto

            I
              Nel collegio d'Urbino il mio fratello
            faceva in grande un piccolo ritratto.
            Quando il già fatto a noi parea pur bello,
            sotto la gomma il bello era già sfatto.
              Tornavamo scontenti alla finestra
            per guardare, intrecciati alla ringhiera,
            se una carrozza per la via maestra
            montava nella pace della sera.
              Era pace nei cuori. Era l'esame
            passato alfine con le sue lunghe ore:
            tranquillo alfine da più dì lo sciame
            ronzava nella nuova arnia maggiore.
              Più grande all'improvviso ogni fanciullo
            si ritrovava dopo tante acquate;
            il boccio apriva i petali in un frullo
            meravigliando che già fosse estate;
              e che fosse già colto, anzi, il ciliegio,
            ma che di rosa si tingesse il melo;
            che fosse tanto verde oltre il collegio,
            ch'oltre la scuola fosse tanto cielo.
              Si ronzava: non altro. Fra due scuole
            già chiuse, una di fronte, una alle spalle,
            nel mezzo c'era l'aria, c'era il sole,
            odor di timo e voli di farfalle.
              Ma nell'ore, più brevi ma più lente,
            di studio, tra due libri, ch'uno troppo
            sapeva e l'altro non sapea più niente,
            stanchi del nostro insolito galoppo,
              con tra le mani che sentian di lauro
            e di busso, le guancie ancor di fiamma,
            noi pensavamo al nostro bel San Mauro,
            al babbo atteso d'ora in ora, a mamma...
              Se il babbo, a casa, col più grande ch'era
            già di liceo, portava anche noi tre!...
            Era quello, lo studio: una preghiera,
            prima che al babbo, o Dio presente, a te!

            II
              Il più grande, un fanciullo esile e bianco,
            nostro babbo d'Urbino, al suo ritratto
            calmo attendeva; ed ogni tanto al fianco
            gli era un di noi che gli chiedeva: E` fatto?
              Quasi... Ma il babbo arriva questa sera.
            ed il ritratto non sarà finito!
            Tornavamo a intrecciarci alla ringhiera,
            a riguardare, ad appuntare il dito,
              a dire, Vedi? a dire, Viene! O belle


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