Page 77 - Canti di Castelvecchio
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IV
              Ho errato seguendo le foglie
            che il vento sospinge per gioco,
            sostando non più che alle soglie,
                   per poco,
                   tra l'ira dei cani.
              Ho errato nel mondo sì bello,
            seguìto da un cupo latrato,
            tendendo all'oblìo del fratello
                   mutato
                   le simili mani.
              Son giunto: alla tomba; che trova
            contigua la querula cuna,
            com'onda, ad ogni attimo nuova,
                   ritrova la duna.

            V
              Se a me non fu dato vederti
            mai, ora non, avida ancora,
            tentando le palpebre inerti,
                   lavora
                   la cieca pupilla.
              Se non mi porgesti né un sorso
            di dolce, le fauci inquiete
            non m'arde con vano rimorso
                   la sete
                   dell'ultima stilla.
              Non vidi che nero, non bebbi
            che fiele; ma ingrato non sono:
            ti lodo per ciò che non ebbi;
                   che non abbandono.

            VI
              Non ebbi il superbo banchetto
            tra quelli che aspettano al canto
            le miche: e né letto né tetto,
                   tra tanto
                   di popolo nudo.
              Non verso nell'ultimo istante
            la lagrima vile a versarsi:
            la prima! la sola! E le tante
                   ch'io sparsi,
                   con gli occhi le chiudo.
              Io nudo, bussando alle porte,
            ti dico, nell'ora che imbruna:
            Di dolce sol ebbi la morte;
                   ma tutto è quest'una!







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