Page 70 - Canti di Castelvecchio
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50. Un ricordo

              Andavano e tornavano le rondini,
            intorno alle grondaie della Torre,
            ai rondinotti nuovi. Era d'agosto.
            Avanti la rimessa era già pronto
            il calessino. La cavalla storna
            calava giù, seccata dalle mosche,
            l'un dopo l'altro tutti quattro i tonfi
            dell'unghie su le selci della corte.
            Era un dolce mattino, era un bel giorno:
            di San Lorenzo. Il babbo disse: “Io vo”.
              E in un gruppo tubarono le tortori.
            Esse là nella paglia erano in cova.
            Tra quel hu hu, mia madre disse: “Torna
            prestino”. “Sai che volerò!” “Non correr
            tanto: la tua stornella è appena doma”.
            “Eh! mi vuol bene!” “Addio”. “Addio”. “Vai solo?
            non prendi Jên?” “Aspetto quel signore
            da Roma...” “E` vero. Ti verremo incontro
            a San Mauro. Io sarò sotto la Croce.
            Tu ci vedrai passando”. “Io vi vedrò”.
              E Margherita, la sorella grande,
            di sedici anni, disse adagio: “Babbo...”
            “Che hai?” “Ho, che leggemmo nel giornale
            che c'è gente che uccide per le strade...”
            Chinò mio padre tentennando il capo
            con un sorriso verso lei. Mia madre
            la guardò coi suoi cari occhi di mamma,
            come dicendo: A cosa puoi pensare!
            E le rondini andavano e tornavano,
            ai nidi, piene di felicità.
              Mio padre palpeggiò la sua cavalla
            che l'ammusò con cenno familiare.
            Riguardò le tirelle e il sottopancia,
            e raccolte le briglie, calmo e grave,
            si volse ancora a dire: “Addio!” Mia madre
            s'appressò con le due bimbe per mano:
            la più piccina a lui toccò la mazza.
            Egli teneva il piede sul montante.
            E in un gruppo le tortori tubarono,
            e si sentì: “Papà! Papà! Papà!”
              E un poco presa egli sentì, ma poco
            poco, la canna come in un vignuolo,
            come v'avesse cominciato il nodo
            un vilucchino od una passiflora.
            Sì: era presa in una mano molle,
            manina ancora nuova, così nuova
            che tutto ancora non chiudeva a modo.
            Era la bimba che vi avea ravvolte,


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