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aereo dall'Afghanistan dopo essere stati drogati e legati ai loro posti e sono
imprigionati nella base militare di Guantanamo (Cuba). In prigione sono
sottoposti a un programma di privazioni sensoriali: maschera sugli occhi,
copriorecchie, tappi nel naso. I giuristi del dipartimento della Difesa
spiegano senza scomporsi che solo le leggi federali vietano la pratica della
tortura e non si applicano a Guantanamo, situato fuori dal territorio
statunitense. Quanto alla Costituzione, non dice una parola sull'argomento.
Il generale francese Paul Aussaresses, che rivendica l'uso sistematico della
tortura in Algeria e che estese in seguito il suo insegnamento alle forze
speciali americane, spiega sapientemente in televisione l'utilità della
tortura. La "Comunità internazionale" è turbata. Mary Robinson, alto
commissario delle Nazioni Unite per i Diritti dell'uomo (ed ex Presidente
della Repubblica d'Irlanda), si scandalizza pubblicamente e richiama
all'ordine il governo americano: i detenuti godono dello status di
prigionieri di guerra definito dalla Convenzione di Ginevra. Devono essere
trattati umanamente e il loro processo deve essere giusto ed equo.
***
Mentre l'opinione pubblica freme e gli animi si accendono, la "guerra al
terrorismo" comincia nell'ombra. Ma il terrorismo non è né uno stato, né
un'organizzazione, né una dottrina, è piuttosto un modo di agire. Può
essere usato dai governi (la dittatura di Robespierre, nel 1793, è chiamata
"il Terrore") come da minoranze di opposizione. A volte il terrorismo è
pienamente giustificato. Così, durante la seconda guerra mondiale, la
resistenza francese intraprese azioni terroristiche contro le forze di
occupazione e contro i collaboratori civili e militari. L'espressione
"Guerra al terrorismo" non ha molto più senso di quella "Guerra alla
guerra".
È vero che George W. Bush ha un concetto molto ristretto del
terrorismo. Considera così poco "terroriste" le azioni degli squadroni della
morte in Nicaragua da nominare l'ex protettore di quest'ultimi, John
Negroponte, ambasciatore degli Stati Uniti all'ONU. Per lui, in un mondo
diventato unipolare dopo la dissoluzione dell'URSS, il terrorismo sembra
identificarsi in ogni forma violenta di contestazione della leadership
americana.
Bob Woodward, (uno dei due giornalisti che rivelarono il Watergate),
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