Page 35 - Meditazione sui colori
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13. L’AMORE DEL VERDE









      Il verde si pone idealmente tra il primo e il terzo colore secondario (viola) come un passaggio
      indispensabile, un ponte che collega la sponda dell’io, inteso come senso di separatività, con
      quella dell’unione, del sentimento di appartenenza al Tutto. Esso infatti rappresenta l’amore,
      cioè la capacità di accogliere l’altro senza egoismo e possessività, sentendosi parte viva e
      partecipe dell’umanità.
         Quando  il  desiderio  di  nuovo  e  di  cambiamento,  prodotto  dalla  maturità  dell’io  (giallo)

      s’incontra  con  il  desiderio  di  comunicazione,  di  relazioni  profonde  con  le  altre  persone,
      generato  dalla  dimensione  spirituale  (blu),  si  crea  una  forte  spinta  evolutiva,  una  grande
      trasformazione  interiore,  prodotta  dalla  trasmutazione  delle  energie  sessuali  dell’io
      narcisistico in altruismo.
         Con il verde ci troviamo davvero immersi in una nuova vita, in un nuovo modo di concepire
      se  stessi  e  il  mondo  che  ci  circonda.  Infatti  è  il  colore  della  natura,  della  fertilità,  della

      primavera, della rigenerazione e della rinascita.
         Tra  i  cristiani  dei  primi  secoli  era  diffuso  il  nome  Renato,  proprio  per  indicare  chi  era
      “rinato” nella luce della verità e dell’amore ed era destinato ad una nuova vita. Per gli antichi
      Egizi il verde era il simbolo della resurrezione: infatti questo colore caratterizzava Osiride
      resuscitato,  i  geni  funerari  e  la  stessa  anima  del  defunto  che  stava  per  rinascere  alla  vita.
      Presso i Greci il verde era il colore di Afrodite, la dea dell’amore.
         Questa  associazione  tra  amore  e  nuova  vita  è  molto  significativa  e  vera:  l’amore  ci

      trasforma  e  nello  stesso  tempo  porta  alla  luce  la  nostra  essenza,  liberata  dalle  passioni
      egoistiche e dagli istinti, come un diamante, per usare similitudini care agli orientali, ripulito
      dalla polvere o un fiore di loto, che esce dal fango della materia (rosso), attraversa la torbida
      acqua  della  psiche  (arancione),  giunge  alla  luminosa  superficie  dell’io  (giallo)  e  infine
      sboccia  nella  luce  dell’amore  (verde),  dello  spirito  (blu)  verso  la  dimensione  più  alta  e
      trascendente del Divino (viola).

         Naturalmente a livello del verde ci si riferisce ad un concetto di Amore con la A maiuscola,
      non  all’amore  sessuale,  romantico  o  possessivo,  che  tuttavia  costituiscono  indispensabili
      gradini  per  raggiungere  una  matura  capacità  di  amare,  dove  amore  non  è  più  solo  un
      sentimento ma una dimensione esistenziale.
         Tutte  le  esperienze  nella  parabola  naturale  della  vita  umana  sembrano  suggerire  questo
      cammino  attraverso  cerchi  concentrici  sempre  più  ampi,  dalla  coppia  alla  famiglia,
      all’allargamento e approfondimento del senso della parentela e dell’appartenenza al genere

      umano. È la “pedagogia dell’amore” applicata dalle leggi della natura, che avvia l’individuo
      verso una meta che potrà raggiungere grazie allo sviluppo di una progressiva consapevolezza.
         Il verde, infatti, è anche il colore dell’insegnamento, che a qualsiasi livello non può dare
      frutto se non è trasmesso con amore. Amore e insegnamento sono così intimamente collegati
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