Page 33 - Manuale di autostima
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2.3. Esempio 1: Autostima Eccessiva


      Ora ci divertiremo un po’ assieme, perché passeremo in rassegna quali sono gli effetti di una
      equilibrata,  di  una  eccessiva,  e  di  una  bassa  autostima.  Avere  una  bassa  autostima  può
      sicuramente essere fonte di problemi, perché implica la difficoltà ad apprezzarsi e a volersi

      bene per chi siamo, ma anche un’autostima eccessiva (se ti può interessare, gli psicologi la
      definiscono “autostima ipertrofica”) non preannuncia niente di buono, visto che, come si dice
      di  solito,  la  verità  sta  nel  mezzo.  Per  dirla  in  altri  termini,  digiunare  per  due  giorni  non  è
      piacevole, ma anche stare male per avere mangiato troppo è qualcosa da augurarsi.
      Avevo un amico, Simone, lo conoscevo da moltissimi anni. Era un mio amico, appunto, quindi

      gli volevo bene, e tutto il nostro gruppo gli voleva bene, nella misura in cui lo esprimiamo a
      quindici anni. Era una di quelle persone che, in buona fede, sono convinte che il sole non
      sorga finché non si alzano dal letto, non so se ne hai mai conosciute anche tu. Nessuno giocava
      a calcio come lui. Nessuno leggeva velocemente come lui (quando andavamo ancora alle
      scuole elementari), e nessuno era più intelligente di lui. Se qualcuno tentava di correggerlo, o
      tentava  di  dirgli  che,  sì,  era  un  ragazzo  intelligente  e  pieno  di  talento,  ma  che  non  poteva

      considerarsi perfetto, ai suoi occhi aveva torto, o lo faceva per pura invidia. Finite le scuole
      superiori, si è iscritto all’università. La differenza principale tra le scuole medie, le superiori,
      e  l’università,  fondamentalmente  è  che  in  quest’ultima  ci  sono  meno  controlli  sullo  studio,
      viene  lasciata  maggiore  autonomia.  Non  sei  più  un  ragazzino,  quindi  nessuno  ti  darà  dei
      compiti da fare prima dell’esame per prepararti passo passo. Devi imparare a prepararti da
      solo,  e  ad  organizzare  da  solo  lo  studio.  Ed  è  stato  a  questo  punto  che,  per  Simone,  sono

      cominciati i problemi. Lui era assolutamente certo di essere in grado di prepararsi da solo, e
      non ascoltava i consigli che gli venivano dati. In modo particolare, mancava completamente
      di abilità autocritica. Quindi, quando veniva bocciato ad un esame, dal suo punto di vista
      l’insegnante aveva fatto delle domande al di fuori del programma. Quando veniva bocciato
      all’esame successivo, l’insegnante ce l’aveva con lui e quindi non lo aveva fatto passare. Se
      veniva bocciato di nuovo, era perché la politica di facoltà era quella di far ripetere più volte

      lo stesso esame a tutti per alzare le tasse universitarie. Secondo te ha mai preso la laurea?
      Ecco, appunto.
      Chi ha un’eccessiva autostima riesce a non dipendere dal giudizio altrui, poco ma sicuro.
      D’altra parte, continua a non avere un’opinione chiara di sé stesso, continua a non sapere

      chi  sia  in  realtà  e  continua  a  fondare  il  proprio  valore  personale  sui  propri  risultati  e
      capacità.
      Una persona con un’eccessiva sicurezza in sé stessa taglia le altre persone al di fuori della
      propria vita, le sommerge con la propria certezza di essere il meglio in qualunque campo. Sul
      lavoro.  Tra  gli  amici.  In  famiglia.  Il  non  plus  ultra.  Ma  da  cosa  nasce  questa  necessità  di
      essere il migliore?

      Spesso (e se ne hai conosciute, lo sai meglio di me) le persone con una forte autostima sentono
      la  necessità  di  dire  di  essere  bravi.  Hanno  il  bisogno  di  farlo  sapere  a  tutti  quelli  che  li
      circondano. Perché? In realtà, se abbiamo talento in un campo e ci fa piacere, non abbiamo il
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