Page 54 - Prodotto interno mafia
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Ho incontrato Nicola Gratteri per la prima volta nel maggio
               2010  a  Reggio  Calabria.  Mentre  aspettavo  in  aeroporto
               l’automobile  della  Direzione  distrettuale  antimafia  che  mi

               avrebbe  condotto  dal  procuratore,  ho  ripensato  all’assurdo
               episodio  accaduto,  proprio  in  quella  sala,  nel  1995:  il  pentito

               numero  uno  della  ’ndrangheta  Filippo  Barreca  rimase  lí  per
               un’ora, da solo, ad aspettare che qualcuno si ricordasse di lui e

               andasse a prenderlo. Il collaboratore di giustizia era arrivato da
               Roma  per  testimoniare  al  processo  contro  il  boss  Saverio

               Mammoliti  di  Castellace,  accusato  di  essere  il  mandante
               dell’omicidio del fratello della baronessa Cordopatri.
                   Ma ad attenderlo in aeroporto non c’era nessuno: dimenticato,

               come il protagonista di Mamma ho perso l’aereo, il famoso film
               americano per famiglie del 1990, come un poveretto tenuto poco

               in  considerazione  dai  suoi  cari.  Eppure  Barreca  non  era  un
               viaggiatore  qualsiasi,  era  un  criminale  passato  dai  vertici

               dell’organizzazione alla collaborazione con la giustizia: un errore
               imperdonabile per la feroce ’ndrangheta che considera i pentiti

               cani da abbattere. Fu Barreca in persona a chiamare la procura di
               Reggio  Calabria  per  avvisarli  della  «dimenticanza».  Passarono
               altri  trenta  minuti  prima  che  le  volanti  lo  prelevassero

               dall’aeroporto per portarlo in tribunale a testimoniare.
                   La  mia  automobile,  invece,  arriva  puntuale  e  il

               cinquantatreenne  magistrato,  forse  come  premio  per  la  mia
               insistenza  (piú  volte  nel  corso  delle  settimane  precedenti  al

               nostro  incontro  mi  aveva  detto  al  telefono,  usando  il  «voi»:
               «Dottoressa,  ma  che  venite  a  fare  fino  a  Reggio  Calabria?»),

               chiede  ai  ragazzi  della  scorta  di  fare  tappa  nella  migliore
               gelateria della città. Gli agenti lo seguono fedeli dal 1989, anno
               delle prime minacce.

                   Sono giorni difficili per il procuratore. È in corso l’operazione
               Crimine condotta dalle Direzioni distrettuali antimafia di Milano

               e Reggio Calabria che due mesi dopo avrebbe rivelato la potente
               struttura della ’ndrangheta in Lombardia. Ci rivediamo proprio il



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