Page 47 - Prodotto interno mafia
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pezzi delle istituzioni e pezzi di Cosa nostra tra la fine degli anni

               Ottanta  e  l’inizio  degli  anni  Novanta  e  scrive  che  il  giudice
               Paolo Borsellino incontrò piú volte il generale Mario Mori, ex

               comandante  dei  Ros,  e  il  suo  braccio  destro,  il  colonnello
               Giuseppe  De  Donno,  entrambi  indagati  per  favoreggiamento

               alla  mafia  e  sospettati  di  essere  il  tramite  dello  Stato  per  la
               trattativa con Cosa nostra. Martelli ha dichiarato che Borsellino
               fu  ucciso  dalla  mafia  perché  era  venuto  a  conoscenza  della

               trattativa  in  corso  e  si  era  opposto.  Lei  scrive  invece  che
               Borsellino fu ucciso per gli stessi motivi di Falcone, e che quindi

               il  suo  omicidio  non  avrebbe  nulla  a  che  fare  con  quella
               circostanza.



                   Quando  ho  scritto  il  libro,  pubblicato  nel  2009,  ancora  non
               erano  state  rese  note  le  dichiarazioni  di  Martelli  e  Ciancimino

               che, peraltro, sono ancora oggetto di valutazione da parte della
               Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta e lo saranno, in
               seguito,  anche  da  parte  dei  giudici  della  revisione  ed

               eventualmente del merito.
                   Io lavoravo al Gabinetto del ministro, ma non sono mai venuto

               a  conoscenza  delle  circostanze  oggi  riportate.  Se  avessi  saputo
               qualcosa l’avrei immediatamente riferita agli inquirenti.

                   Del  periodo  successivo  alla  strage  di  Capaci  ricordo  un
               incontro  a  Roma  con  Paolo  Borsellino.  Era  fisicamente  e

               moralmente distrutto per la perdita del nostro comune collega e
               amico Falcone di cui Borsellino aveva assunto la pesante eredità
               buttandosi senza un attimo di tregua nelle indagini, imponendosi

               ritmi massacranti con l’ansia di una vera lotta contro il tempo:
               già  circolava  la  notizia  che  l’esplosivo  per  lui  era  pronto.

               Durante l’incontro Borsellino mi confidò che agli amici che gli
               consigliavano  di  andare  via  da  Palermo,  di  mollare  tutto,  di

               lasciare il compito ad altri, rispondeva: «Non è amico chi mi dà
               questi consigli. Gli amici sinceri sono quelli che condividono le

               mie scelte, i miei stessi ideali, i valori in cui credo. Come potrei
               fuggire, deludere le speranze di tanti cittadini onesti?»





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