Page 78 - Mani in alto
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Quelli della banda Casaroli















           Il Bello accende una Lucky Strike, aspira profondamente una lunga boccata e si alza

          il bavero della giacca.
           L’aria è fredda a quest’ora della notte. Nelle stradine del centro arrivano gli
          spifferi direttamente dalle colline dell’Appennino. Prima aveva caldo a casa della
          Pina, una vecchia fiamma che adesso sta con Scheggia, un tipo del Pratello pieno di

          tatuaggi. Il Bello l’andava a trovare quando lei lo avvisava di essere libera.
           Quella notte, però, alcuni tatuaggi sono sbucati da dietro una colonna del portico di
          via Nosadella.
           «Guarda, guarda chi se ne va in giro a quest’ora della notte!»

           La voce di Scheggia riecheggia tagliente sul selciato.
           «Ma è pericoloso, si potrebbero incontrare dei delinquenti!» aggiunge
          avvicinandosi lentamente.
           Sono in quattro a farsi avanti. Quello alto quasi due metri, che tutti chiamano

          Briciola per eloquente ironia, non dice una parola ma ha due mani che sembrano
          badili e un teschio tatuato sul braccio destro.
           «Hai visto chi c’è… c’è il Bello dei Casaroli…»
           «Ma la banda di Casaroli dov’è a quest’ora? A fare la nanna?»

           Il Bello si è fermato dieci metri dopo il portone della Pina. Il vicolo lo conosce
          bene, sa che ha solo due uscite. Davanti alla prima ci sono quei tipi tatuati del
          Pratello, alle sue spalle c’è l’altra via di fuga ma dista almeno duecento metri.
           Briciola ha assunto la tipica espressione da maiale, lo fa ogni volta che c’è da

          bussare qualcuno.
           Il Bello è disarmato, non ha nemmeno un coltello.
           «I tatuati stanotte hanno voglia di tornarsene in galer…»
           Il Bello non riesce a terminare la frase che un cazzotto di Scheggia lo fa barcollare.

          Appena avverte il sapore del sangue del labbro spaccato, Briciola gli è già addosso
          grugnendo.
           «Ma come sono coraggiosi questi tatuati, in quattro contro uno…»
           Dall’estremità del vicolo s’intravvede l’inconfondibile sagoma del Lungo, lo

          seguono Daniele e Paolo con la pipa spenta tra le labbra.
           Briciola si blocca e lascia il bavero della giacca del Bello. Scheggia fa segno ai
          suoi di restare immobili. Paolo non ha solo una pipa spenta tra le labbra ma stringe
          nella mano destra la Walther P38 con il caricatore a otto colpi inserito.
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