Page 75 - Mani in alto
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Paolo saluta la madre che sta ancora borbottando, infila il cortile e si dirige verso il
magazzino del fornaio. Appena girato l’angolo solleva una vecchia cassa di legno.
Paolo conosce a memoria quel retrobottega sin dai tempi in cui faceva il garzone.
Le armi sono bene nascoste sotto la vecchia cassa. Prende una Walther P38, si
guarda attorno con circospezione e la infila rapidamente nella cintura. Una bella
bestia, pensa.
Poi salta il muretto come quando giocava a nascondino e in due balzi è di nuovo
fuori.
Di fronte alla casa, sotto il portico dall’altra parte della strada, c’è una lapide
dedicata a un pittore. Paolo ricorda bene quando la posero, anche se non aveva
neppure cinque anni. Certi avvenimenti rimangono impressi nella mente. C’era tutta
la strada all’inaugurazione e qualcuno aveva portato dei dolcetti per festeggiare.
«Angiolo Michele Colonna pittore e decoratore insigne» si legge distintamente sulla
targa.
È da allora che a Paolo è venuta voglia di dipingere.
Da bambino aveva imparato a disegnare le rose. Gialle, rosse, rosa, bianche, rose
di tanti colori. Con morbide pennellate di nero, tratteggiava i petali uno a uno. Sulla
parete del tinello campeggia ancora un suo vecchio disegno. Un foglio bianco con tre
rose, un delicato pensiero alla madre per il suo compleanno.
«Il Colonna era un buon pittore, ha dipinto anche gli affreschi di Palazzo
Albergati…» mormora qualcuno alle sue spalle.
«Oh, buonasera maresciallo! Siamo diventati anche esperti di pittura!»
«Nel mio mestiere bisogna essere esperti di tante cose: di banche, di armi ma anche
di pittura, quando serve».
Negli ultimi tempi, il maresciallo Farolfi non molla un minuto quei giovanotti.
Sembra che abbia più di un sospetto su quello che hanno combinato o hanno in mente
di combinare.
Paolo accenna un sorriso di circostanza e prosegue il cammino verso il centro
tenendo ben nascosta la pistola nella cintura.