Page 70 - Mani in alto
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«La Stampa»















           Impressionante audacia nella brigantesca impresa di via Stradella 60.

           Titola così il quotidiano torinese nella cronaca cittadina di venerdì 24 novembre.
           «Ma chi è questo giornalista?» chiede Paolo lasciando la domanda sospesa in aria.
           «Sì, secondo lui i briganti si mettono a cambiare la targa all’automobile» dice
          Daniele mentre occhieggia il giornale da dietro.

           Come erano soliti fare, avevano sostituito la targa all’automobile usata per la
          rapina. La segnalazione del testimone non aveva dato quindi alcun esito. I controlli
          successivi collegarono infatti quel numero di targa all’Ardea di un onesto
          commerciante.

           Paolo non si capacita di non aver trovato il grosso dei soldi nascosti e continua a
          leggere il giornale.
           «Prima di proseguire è indispensabile chiarire in qual modo nell’ufficio era
          sistemato il denaro: nella cassaforte principale non c’erano che mazzette da cento e

          cinquanta lire, sulla cassaforte n. 2 si trovavano circa seicentomila lire, i valori più
          notevoli erano invece sotto il banco, in uno scaffale, valori per cinque o sei milioni».
           «Io sono qui che mi mangio i maroni per tutti quei milioni nascosti sotto il
          bancone…»

           «Se riuscivamo a non far scappare il direttore, avevamo più tempo…»
           «È scivolato via come un’anguilla…»
           «Mica potevamo inseguirlo».
           «Forse dovevamo mandare Daniele a bloccarlo sul retro» dice Romano.

           «Ormai è andata così, poteva andare meglio, ma anche peggio» mormora Daniele
          sottovoce.
           Paolo è sempre concentrato nella lettura: «Nessuno ha saputo dare indicazione dei
          connotati, benché i tre banditi fossero a volto scoperto. Questo importante

          particolare – la mancanza di qualsiasi mascheramento e cioè di qualsiasi
          precauzione – fa pensare che i rapinatori non fossero di Torino…»
           «Sì, siamo di Bologna e allora?» dice il Bello rivolta a Daniele, che sorride.
           «La mobile è impegnatissima nelle indagini. Funzionari e agenti si prodigano in

          febbrili ricerche: non per il bottino, di per sé non eccezionale, ma per le circostanze,
          l’audacia, la fulmineità, l’indubbia meticolosità e precisione con cui era stato
          predisposto il colpo; grave soprattutto per l’ora; la rapina è avvenuta a mezzogiorno
          ed è questo che veramente atterrisce e impressiona».
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