Page 68 - Mani in alto
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Torino, giovedì 23 novembre
Paolo entra per primo. Subito dietro c’è il Bello. Un attimo dopo anche Daniele è
già sul portone a far da palo.
I mitra sono nascosti sotto gli impermeabili, le pistole nella cintura.
La lancetta del grosso orologio sopra la cassa segna le undici e cinquantadue
minuti.
Nell’atrio non ci sono clienti. Solo tre impiegati e il direttore nel retro. Le
informazioni fornite dalla bella signora al ristorante sono esatte.
Paolo si alza la sciarpa sul volto. Il Bello tira fuori il mitra da sotto
l’impermeabile.
«Fermi tutti e mani in alto!»
Il Bello punta il mitra. Paolo entra deciso nel salone.
«Giù, giù! Tutti giù! In ginocchio!» continua a gridare Romano.
Paolo salta il banco e si dirige verso la prima cassaforte.
«Faccia sul pavimento in fretta!»
Un impiegato e il commesso eseguono senza fiatare. Il cassiere barcolla, si guarda
attorno, sta per gridare.
«In ginocchio anche tu, svelto!»
Il cassiere ubbidisce vacillando.
Il direttore dall’altro vano ha sentito tutto e riesce a fuggire dalla porticina sul retro.
Nello stesso istante nella banca sta per entrare una donna che si ferma di scatto, ma
Daniele la spinge dentro.
Paolo ha ripulito la cassaforte e si sposta verso l’altra più piccola, in legno.
Entra un altro cliente. Daniele lo blocca e gli punta la pistola contro.
Paolo continua a riempire la borsa di pelle con gesti nervosi, ci sono soltanto poche
banconote.
Il Bello fa mettere in ginocchio anche l’altro cliente.
Il Biondino è fuori in macchina, a venti metri dall’ingresso. Tiene il motore acceso
con leggeri ma decisi colpi di acceleratore.
Il direttore ha raggiunto ansimante il negozio della fioraia.
Paolo continua a rovistare sul fondo della cassaforte.
«Non c’è più una lira qui!» esclama scalciando lo sportello.
Daniele guarda l’orologio, ormai sta per scoccare mezzogiorno.
«Sei sicuro? Guarda meglio!»