Page 14 - Gomorra
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calcio a mezz'aria di Bruce Lee. In realtà quest'Oriente è allacciato al porto di Napoli
come nessun altro luogo. Qui l'Oriente non ha nulla di estremo. Il vicinissimo Oriente,
il minimo Oriente dovrebbe esser definito. Tutto quello che si produce in Cina viene
sversato qui. Come un secchiello pieno d'acqua girato in una buca di sabbia che con il
solo suo rovesciarsi erode ancor di più, allarga, scende in profondità. Il solo porto di
Napoli movimenta il 20 per cento del valore dell'import tessile dalla Cina, ma oltre il
70 per cento della quantità del prodotto passa di qui. È una stranezza complicata da
comprendere, però le merci portano con sé magie rare, riescono a essere non
essendoci, ad arrivare pur non giungendo mai, a essere costose al cliente pur essendo
scadenti, a risultare di poco valore al fisco pur essendo preziose. Il fatto è che il tessile
ha parecchie categorie merceologiche, e basta un tratto di penna sulla bolletta
d'accompagnamento per abbattere radicalmente i costi e l'IVA. Nel silenzio del buco
nero del porto la struttura molecolare delle cose sembra scomporsi, per poi
riaggregarsi una volta uscita dal perimetro della costa. La merce dal porto deve uscire
subito. Tutto avviene talmente velocemente che mentre si sta svolgendo, scompare.
Come se nulla fosse avvenuto, come se tutto fosse stato solo un gesto. Un viaggio
inesistente, un approdo falso, una nave fantasma, un carico evanescente. Come se non
ci fosse mai stato. Un'evaporazione. La merce deve arrivare nelle mani del compratore
senza lasciare la bava del percorso, deve arrivare nel suo magazzino, subito, presto,
prima che il tempo possa iniziare, il tempo che potrebbe consentire un controllo.
Quintali di merce si muovono come fossero un pacco contrassegno che viene recapitato
a mano dal postino a domicilio. Nel porto di Napoli, nei suoi 1.336.000 metri quadri
per 11,5 chilometri, il tempo ha dilatazioni uniche. Ciò che fuori riuscirebbe a essere
compiuto in un'ora, nel porto di Napoli sembra accadere in poco più d'un minuto. La
lentezza proverbiale che nell'immaginario rende lentissimo ogni gesto di un napoletano
qui è cassata, smentita, negata. La dogana attiva il proprio controllo in una dimensione
temporale che le merci cinesi sforano. Spietatamente veloci. Qui ogni minuto sembra
ammazzato. Una strage di minuti, un massacro di secondi rapiti dalle documentazioni,
rincorsi dagli acceleratori dei camion, spinti dalle gru, accompagnati dai muletti che
scompongono le interiora dei container.
Nel porto di Napoli opera il più grande armatore di Stato cinese, la COSCO, che
possiede la terza flotta più grande al mondo e ha preso in gestione il più grande
terminal per container, consorziandosi con la MSC, che possiede la seconda flotta più
grande al mondo con sede a Ginevra. Svizzeri e cinesi si sono consorziati e a Napoli
hanno deciso di investire la parte maggiore dei loro affari. Qui dispongono di oltre
novecentocinquanta metri di banchina, centotrentamila metri quadri di terminal
container e trentamila metri quadri esterni, assorbendo la quasi totalità del traffico in
transito a Napoli. Bisogna rifondare la propria immaginazione per cercare di