Page 1478 - Shakespeare - Vol. 4
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NORFOLK

                               Vi siete perso, allora,
               lo spettacolo della gloria terrena: per cui si poteva ben dire
               che fino a quel momento il fasto era celibe, ma che ora si univa

               in nozze a un’entità superiore. Ogni nuovo giorno
               diventava l’araldo del successivo, finché l’ultimo giorno
               non fece suo ogni passato splendore. Oggi i Francesi,
               tutti scintillanti e laminati in oro, come idoli pagani,
               eclissavan gl’Inglesi; e l’indomani questi ultimi

               della Britannia facevano un’India, e ognuno dei presenti
               sembrava una miniera. I loro minuscoli paggi parevano
               dei cherubini, tutti belli indorati; e anche le loro dame,

               non use alla fatica, quasi quasi sudavano nel portare
               su di sé tanto fasto, e così rosse e accaldate
               sembravano dipinte. Una sera lo spettacolo in maschera
               veniva proclamato incomparabile: e la sera seguente
               lo si diceva insulso, e ben povera cosa. I due monarchi,

               pari in splendore, primeggiavano a turno
               quand’erano presenti: chi dei due era visibile
               teneva il monopolio delle lodi, e quando eran presenti tutti e due

               si fingeva di vederne uno solo, e nessun testimone
               osava fiatare o far confronti. Quando poi quei due Soli
               (ché così li chiamavano) coi rispettivi araldi chiamarono a disfida
               i più animosi cavalieri, questi seppero battersi
               oltre ogni immaginazione, sì che le gesta degli antichi cantari

               ora sembravano umanamente possibili, e si finì col dar credito
               anche a un Buovo d’Antona.            6



              BUCKINGHAM
                               Via, state esagerando!



              NORFOLK
               Com’è vero che son uomo d’onore, e che l’onore esalta

               la mia veracità, l’evolversi dei festeggiamenti
               in bocca al più brillante cronista riuscirebbe men vivido
               di quel che l’azione stessa esprimeva in sé. Tutto era regale:
               non una nota stonata nella disposizione del tutto.
               Il rituale impreziosiva ogni cosa, ed i cerimonieri
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