Page 1152 - Shakespeare - Vol. 4
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Prestaci le tue ginocchia;
ma non toccare il suolo per noi più di quanto
la colomba sussulta quando le staccano la testa;
dio, se lui giacesse rigonfio sul campo insanguinato,
mostrando i denti al sole, sogghignando alla luna,
quel che fareste voi. 14
IPPOLITA
Povera signora, non parlate più;
io seguirei volentieri con voi questa buona impresa
quanto quella cui ora mi dirigo, anche se mai finora,
ho preso una strada sentendomi così felice. Il mio signore
è profondamente commosso dal vostro dolore; lasciatelo così assorto.
Io parlerò più tardi.
TERZA REGINA
[a Emilia]
Oh, la mia supplica
era iscritta nel ghiaccio, che dissolto da torrido dolore
si squaglia in gocce; così ora la sofferenza senza forma
viene pressata in un’angoscia più profonda.
EMILIA
Vi prego, alzatevi;
il vostro dolore vi sta scritto in faccia.
TERZA REGINA
Ahimè,
là non si può leggerlo; attraverso le mie lacrime,
come i ciottoli distorti di un vitreo torrente,
lo potrete vedere. Signora, signora, purtroppo,
chi vuol conoscere tutti i tesori della terra
deve conoscerne anche il centro; chi vuol pescare
l’ultimo mio pesciolino, dovrà metter piombo alla sua lenza 15
per calarmela nel cuore. Oh, perdonatemi!
La disperazione che ai più acuisce il cervello
fa di me una sciocca.