Page 1150 - Shakespeare - Vol. 4
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Non in ginocchio.
               Una donna che io possa soccorrere nella sventura
               per me è un obbligo.



              TESEO
               Qual è la vostra supplica? Parlate voi per tutte.



              PRIMA REGINA
               Noi siamo tre regine, i cui sovrani caddero

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               per l’ira del crudele Creonte,  e che subirono
               lo strazio dei corvi, l’artiglio dei nibbi,
               e le beccate delle cornacchie nei campi di Tebe devastati.
               Egli non concede che noi ne bruciamo le ossa,

               per porre le ceneri nell’urna, né che copriamo
               l’oscena vista dell’immonda morte all’occhio santo
               del divino Apollo, ma infetta l’aria
               col fetore dei nostri signori uccisi. Pietà, Duca!

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               Tu, purificatore della terra,  sfodera la tua temuta spada
               che fa buone gesta al mondo; dacci le ossa
               dei nostri re morti, che possiamo metterle in luogo sacro;
               e nella tua infinita bontà considera

               che per le nostre teste coronate non c’è tetto,
               se non questo che è del leone e dell’orso,
               e volta di ogni cosa.



              TESEO
                               Vi prego, non restate in ginocchio;
               fui preso dal vostro discorso, e lasciai

               che le vostre ginocchia soffrissero. Ho udito le sventure
               dei vostri morti signori, e mi dà un tal dolore
               da suscitare in me rabbia e vendetta.

               Re Capaneo fu il vostro sire; il giorno
               che stava per sposarvi, in un tempo
               qual è per me adesso, conobbi il vostro sposo.
               Sull’altare di Marte, eravate bella allora;
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               né il mantello di Giunone  era più bello delle vostre trecce,
               né meglio la copriva; la vostra corona di grano
               non era allora né trebbiata né appassita; la Fortuna a voi
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