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Giulietta (il matrimonio non è solennizzato per incrementare la dote; per
questioni di dote Mariana viene abbandonata). Profondi legami connettono
nel dramma sessualità, morte e denaro.
Di qui un terzo livello problematico, altrettanto esplicito, fra Legge e Autorità,
Grazia e Natura, Giustizia e Clemenza (Mercy). Sulla natura, gli eccessi e i
pericoli dell’Autorità si esprimono Claudio (che pure esplicita il rapporto fra
scope e restraint (I, ii, 118-128 e 152-166) e Isabella (II, ii, 118-124); Angelo
dibatte con Escalo (che lo invita alla moderazione) l’impersonalità della Legge
(II, i, 1-16), ma al tempo stesso rivendica la copertura che al potente dà
l’Autorità (II, iv, 154-157 e IV, iv, 24-26), mentre il Duca ne sottolinea
l’equivoca grandezza (IV, i, 58-63). Nel confronto fra Isabella e Angelo si
esprime un appello alla Clemenza, in termini analoghi a quelli di Porzia nel
Mercante di Venezia e con richiami evangelici (II, ii, 59-63 e 73-79), mentre
Angelo ribadisce la personalità della colpa («Condemn the fault, and not the
actor of it?», ivi, 37) e l’impersonalità del Giudizio, assieme alla funzione
deterrente della Legge («It is the law, not I, condemn your brother», ivi, 80;
«The law hath not been dead, though it hath slept», ivi 91 sgg.), proponendo
una sorta di implicita equivalenza fra Giustizia e Pietà (ivi, 101). Ma Claudio
può giustamente ribattere che in Angelo si tratta d’una ipocrisia («That thus
can make him bite the law by th’nose / When he would force it», III, i, 110-
112). La Legge, del resto, dibattuta nelle sue implicazioni e messa di volta in
volta in discussione, viene da un lato inflitta con rigore, dall’altro ignorata con
impunità: non è sicura. Di quattro esecuzioni previste, nessuna viene poi
eseguita.
Il richiamo alla Clemenza o Misericordia, abbiamo visto, è di Escalo,
ripetutamente di Isabella (II, ii, 50, 59-63, 78, 100), che vorrebbe negarla al
fratello («Mercy to thee would prove itself a bawd», III, i, 151) e che pure
scopre che quella di Angelo è diabolica: «There is a devilish mercy in the
judge» (II, i, 66). La soluzione fra le due istanze spetta al Duca, che nell’Atto
V impone la prevalenza della Clemenza sulla Legge, in misura che pare
travalicare le ragionevoli aspettative, e implicare un superamento
trascendente del dilemma. I due punti suddetti ribadiscono un’ulteriore
problematica che sottende il dramma.
La prima è, sostanzialmente, fra Realtà e Apparenza, Verità e Menzogna,
giusto e falso apparire (false seeming). Scoprirne l’intreccio sembra la prima
motivazione del Duca («Hence shall we see / If power change purpose, what
our seemers be», I, iii, 53-54); tutto il confronto drammatico, e in particolare
quello con Angelo, verte sulla questione (II, iv, 15, 78-81, 149; III, i, 90-91, ii,