Page 940 - Shakespeare - Vol. 3
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Giulietta  (il  matrimonio  non  è  solennizzato  per  incrementare  la  dote;  per
          questioni  di  dote  Mariana  viene  abbandonata).  Profondi  legami  connettono
          nel dramma sessualità, morte e denaro.
          Di qui un terzo livello problematico, altrettanto esplicito, fra Legge e Autorità,

          Grazia e Natura, Giustizia e Clemenza (Mercy). Sulla natura, gli eccessi e i
          pericoli dell’Autorità si esprimono Claudio (che pure esplicita il rapporto fra
          scope e restraint (I, ii, 118-128 e 152-166) e Isabella (II, ii, 118-124); Angelo
          dibatte con Escalo (che lo invita alla moderazione) l’impersonalità della Legge

          (II,  i,  1-16),  ma  al  tempo  stesso  rivendica  la  copertura  che  al  potente  dà
          l’Autorità  (II,  iv,  154-157  e IV,  iv,  24-26),  mentre  il  Duca  ne  sottolinea
          l’equivoca  grandezza  (IV,  i,  58-63).  Nel  confronto  fra  Isabella  e  Angelo  si
          esprime un appello alla Clemenza, in termini analoghi a quelli di Porzia nel

          Mercante di Venezia e con richiami evangelici (II, ii, 59-63 e 73-79), mentre
          Angelo ribadisce la personalità della colpa («Condemn the fault, and not the
          actor  of  it?»,  ivi,  37)  e  l’impersonalità  del  Giudizio,  assieme  alla  funzione
          deterrente della Legge («It is the law, not I, condemn your brother», ivi, 80;

          «The law hath not been dead, though it hath slept», ivi 91 sgg.), proponendo
          una sorta di implicita equivalenza fra Giustizia e Pietà (ivi, 101). Ma Claudio
          può giustamente ribattere che in Angelo si tratta d’una ipocrisia («That thus
          can make him bite the law by th’nose / When he would force it», III, i, 110-

          112). La Legge, del resto, dibattuta nelle sue implicazioni e messa di volta in
          volta in discussione, viene da un lato inflitta con rigore, dall’altro ignorata con
          impunità:  non  è  sicura.  Di  quattro  esecuzioni  previste,  nessuna  viene  poi
          eseguita.

          Il  richiamo  alla  Clemenza  o  Misericordia,  abbiamo  visto,  è  di  Escalo,
          ripetutamente di Isabella (II, ii, 50, 59-63, 78, 100), che vorrebbe negarla al
          fratello («Mercy to thee would prove itself a bawd», III, i, 151) e che pure
          scopre  che  quella  di  Angelo  è  diabolica:  «There  is  a  devilish  mercy  in  the

          judge» (II, i, 66). La soluzione fra le due istanze spetta al Duca, che nell’Atto
          V  impone  la  prevalenza  della  Clemenza  sulla  Legge,  in  misura  che  pare
          travalicare  le  ragionevoli  aspettative,  e  implicare  un  superamento
          trascendente  del  dilemma.  I  due  punti  suddetti  ribadiscono  un’ulteriore

          problematica che sottende il dramma.
          La  prima  è,  sostanzialmente,  fra  Realtà  e  Apparenza,  Verità  e  Menzogna,
          giusto e falso apparire (false seeming). Scoprirne l’intreccio sembra la prima
          motivazione del Duca («Hence shall we see / If power change purpose, what

          our seemers be», I, iii, 53-54); tutto il confronto drammatico, e in particolare
          quello con Angelo, verte sulla questione (II, iv, 15, 78-81, 149; III, i, 90-91, ii,
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