Page 1388 - Shakespeare - Vol. 3
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Scena II         EN
                                                Una camera nel castello.


                                         Desdemona a letto addormentata.


                                               Entra Otello con un lume.



              OTELLO
               È la causa, è la causa, anima mia:

               ma a voi non la dirò, caste stelle.
               È la causa; ma non verserò il suo sangue
               né scalfirò la sua pelle più bianca

               della neve e liscia come alabastro sepolcrale.
               Pure deve morire, o tradirà altri uomini.
               Prima spegni una luce, e poi quell’altra:
               se spengo questa fiaccola, e mi pento,
               posso ripristinare la sua luce;

               ma una volta spenta la tua luce,
               o modello compiuto della perfezione di natura,                 224
               non so dove si trovi il fuoco prometeico

               che la riaccenda. Quand’ho svelto la rosa
               non posso più ridarle il suo rigoglio:
               appassisce per forza. L’odorerò sullo stelo.
                                                                                                      La bacia.
               O alito balsamico, che quasi induci

               la Giustizia a spezzare la sua spada!
               Un altro; un altro. Resta così nella morte,
               e io ti ucciderò, e ancora ti amerò.

               Ancora un bacio, e sia l’ultimo bacio.
               Mai dolcezza fu così fatale. Piango,
               sì, ma lacrime crudeli; è una pena celestiale,
               colpisce l’oggetto del suo amore. Si ridesta...



              DESDEMONA
               Chi c’è? Otello?



              OTELLO
                               Sì, Desdemona.
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