Page 1244 - Shakespeare - Vol. 3
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né tutti i padroni avere fedeli servitori.
Ne conoscerete parecchi di devoti 6
e deferenti, rimbambiti a forza di servire,
che passano la propria vita come l’asino
del padrone, per un po’ di biada,
e da vecchi vengono messi da parte. 7
Onesti furfanti, da prendersi a frustate!
Altri, con la meschina apparenza del dovere
badano solo al proprio interesse,
e facendo gran mostra di fedeltà
verso i padroni, ne traggono gran frutto,
e una volta riempitesi le tasche
non rendono omaggio che a se stessi.
Queste sono persone di talento,
ed io mi professo uno di loro... Signore,
quant’è vero che siete Roderigo,
se io fossi il Moro, non vorrei esser Iago.
Stando al suo servizio, servo me stesso.
Lo sa il cielo, non è né per amore
né per dovere, ma solo in apparenza
per i miei fini particolari. E quando
le mie azioni esteriori riveleranno
l’intima natura e intento del mio animo,
allora sì mi mostrerò col cuore in mano
per darlo in pasto alle tortorelle. 8
Io non sono quel che sono.
RODERIGO
Che razza di fortuna ha quel labbrone 9
se gli va bene questa!
IAGO
Svegliate il padre,
stanate il Moro, dategli addosso,
avvelenategli la gioia, denunciatelo per le strade,
scatenategli contro i parenti di lei,
e benché viva in un clima fertile,
infestatelo di mosche: e se si gode la sua gioia,