Page 506 - Shakespeare - Vol. 2
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62 III, ii, 26 La tortura della ruota induceva a confessare; vedi appresso.

              63 III, ii, 91 C’è qui un gioco di parole comune all’epoca tra due sensi di light: leggero in quanto non
                 pesante, leggero (di donna) in quanto licenzioso: cfr. nota 42 a II, vi, 42 e nota 93 a V, i, 130.

              64 III,  ii,  103-104  L’argento  di  cui  erano  fatte  molte  monete:  di  qui  la  metafora  del  mezzano  per  il
                 denaro come mezzo di scambio.
              65 III,  ii,  110  Anche  in Otello  (III,  iii,  169-171)  la  gelosia  è  vista  come  un  mostro  dagli  occhi  verdi:
                 metafora di uno sguardo acceso che spia nel buio.
              66 III,  ii,  112  Nel  campo  dell’usura, excess  stava  per  «interesse»:  pertanto,  c’è  qui  un  gioco  tra
                 «eccesso»  e  «interesse»  che  immette  anche  nel  mondo  di  Belmonte,  e  nello  scambio  dei
                 sentimenti, il tema dell’usura e del guadagno della Venezia mercantile.

              67 III, ii, 128-129 Tipica riflessione neoplatonica di Shakespeare su sostanza e ombra: qui, ombra nel
                 senso di ritratto, parvenza della persona reale.

              68 III, ii, 140 Sempre più evidente, qui e nelle battute successive, l’estensione a Belmonte del registro
                 commerciale-mercantile.

              69 III, ii, 235-236 Cioè, sta male di spirito, ma si fa forza con il suo stesso spirito.
              70 III, ii, 242 Con probabile gioco di parole tra fleece e l’assonante fleets («flotta», «navi»).
              71 III,  v,  4  Tipico  scambio  di  parole  di  Lancillotto:  qui,  presumibilmente, agitation  al  posto  del  dotto
                 cogitation.

              72 III, v, 40-42 Il testo gioca sul «molto» (much), sul «più» (more,  quasi  omofono  di Moor),  e  sul
                 «meno» (less). La traduzione non può essere che approssimativa.

              73 III, v, 54 Cioè il dovere dei servitori di stare a capo scoperto.
              74 IV,  i,  114  L’inglese wether  ha  anche  il  significato  figurato  di  eunuco  e  pare  particolarmente
                 pregnante nell’autodefinizione di Antonio.
              75 IV, i, 128 L’inexecrable di Q e F, emendato da alcuni editori in inexorable («inesorabile»), starebbe a
                 significare «non esecrabile abbastanza».
              76 IV, i, 132-133 È la teoria della metempsicosi.
              77 IV, i, 221 Daniele è il giovinetto che fa da giudice saggio nella contesa tra i due vecchi lussuriosi e
                 menzogneri e la casta Susanna in Daniele, 13, 1-64. Si noti che il nome babilonese di Daniele era
                 Baltassar: non casualmente lo stesso nome sotto cui si presenta Porzia al processo.
              78 IV, i, 294 Il rivoltoso zelota rilasciato, per volere del popolo, al posto di Gesù.
              79 IV, i, 331-332 Cfr. I, iii, 44 e relativa nota.

              80 IV, i, 334 La somma prestata da Antonio, senza interessi.
              81 IV,  i,  360  Qui danger  è  da  intendere  come  «danneggiamento»  o  «crimine»;  in  questa  stessa
                 scena, al v. 38, ha l’affine valenza semantica di «danno».
              82 IV, i, 396-397 Crudele gioco di parole di Graziano tra il significato proprio di godfather («padrino») e
                 quello gergale di «giurato».
              83 V, i, 1 La scena a Belmonte si apre con un intermezzo lirico, che non manca tuttavia, in queste
                 battute  iniziali,  di  tratti  ironici  nella  evocazione  delle  celebri  coppie  di  amanti,  le  cui  avventure  e
                 disavventure Shakespeare leggeva in Ovidio e in Chaucer.

              84 V,  i,  5-8  L’episodio  del  mancato  incontro  notturno  tra  Piramo  e  Tisbe  che,  per  un  equivoco,  si
                 conclude in tragedia è raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi, Libro IV, e da Chaucer nella Legend
                 of Good Women.
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