Page 505 - Shakespeare - Vol. 2
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popolare  il  lunedì  di  Pasqua  perché  quel  giorno,  nel  lontano  1360,  era  stato  così  freddo  e
                 tempestoso da causare la morte di molta gente.
              40 II,  v,  43  Agàr  era  la  schiava  della  sterile  Sara,  moglie  di  Abramo.  Diede  ad  Abramo  il  bastardo
                 Ismaele, prima che Sara, divenuta miracolosamente fertile, generasse il legittimo Isacco. La stirpe
                 di Agàr era considerata reietta e selvaggia.
              41 II, v, 47 Fuchi: maschi dell’ape; per metafora, in inglese, fannulloni.

              42 II,  vi,  42 light: gioco di parole, assai frequente in Shakespeare e negli elisabettiani, tra l’accezione
                 «luminoso», «chiaro» e, riferito a donna, «leggera», «licenziosa».

              43 II, vii, 40 Qui shrine ha il senso, come altrove in Shakespeare, di «immagine», «effige» (sacra), e
                 non quello di «reliquiario» o «tempio».

              44 II,  vii,  48-53  Come  è  stato  notato  dalla  critica,  le  metafore  funerarie  qui  usate  dal  Principe  del
                 Marocco anticipano la scoperta che egli farà, nello scrigno sbagliato, dell’immagine non già di Porzia
                 (simbolo dell’amore), ma della Morte.
              45 II, vii, 56 Aveva corso legale a quel tempo la moneta d’oro chiamata appunto angel perché portava
                 l’incisione dell’arcangelo Michele che calpesta il drago.
              46 II, vii, 63 Qui carrion (carogna) è epiteto simbolico della morte: l’oggetto scenico era verosimilmente
                 un teschio.
              47 II, vii, 69 Si è preferito conservare la lezione originale di Q e F,  timber (legno), in quanto pare inutile
                 l’emendamento tombs, proposto da Johnson e Capell, poi accettato da molti editori moderni.
              48 II,  vii,  79  Indubbio  il  disprezzo  razzista  di  Porzia,  anche  se  l’originale complexion  concede  una
                 qualche ambiguità, potendo significare sia la pelle che il temperamento della persona.
              49 II, viii, 24 Probabile qui il gioco tra vari sensi di stones (pietre): pietre preziose, ma anche testicoli.

              50 II,  viii,  50  È  questo  uno  dei  passi  che  più  chiaramente  paiono  indicare  l’affetto  omosessuale  di
                 Antonio per Bassanio.

              51 II, ix, 44 Cioè, sarebbero padroni e non servi: a testa nuda dovevano stare i servi alla presenza dei
                 loro padroni.
              52 II,  ix,  61-62  Anticipando  la  sua  competenza  forense  (cfr.  IV,  i),  Porzia  vuol  intendere  qui  che  il
                 Principe di Aragona non può essere allo stesso tempo colui che ha errato e colui che si giudica.
              53 II, ix, 69 Cioè, possono essere sciocchi anche i vecchi dai capelli bianchi come l’argento.
              54 II, ix, 70-71 La moglie che lo prenderà sarà anch’essa un’idiota; e lo sposo non sarà il «capo» della
                 casa, secondo convenzione.
              55 II, ix, 101 Ho adottato la lezione di Q e F, e non l’emendamento proposto da Rowe e seguìto da
                 molti editori moderni: «Bassanio, Lord Love, if thy will it be».
              56 III, i, 9 All’epoca pare che fosse uso diffuso tra le vecchie.

              57 III, i, 24 Ho tradotto così per rendere il doppio significato di flight («fuga» e «volo») su cui giocano,
                 nelle successive battute, Salerio e Solanio.

              58 III,  i,  31  Sempre  più  chiaramente  emerge,  anche  nello  scherzo,  l’equivalenza  ebreo-diavolo  nella
                 cultura cristiana del tempo.

              59 III, i, 38-39 Il vino del Reno era più pregiato, oltre che più invecchiato, del vino rosso comune.
              60 III,  i,  86  Non  agli  orecchi,  ma  negli  orecchi,  macabri  contenitori  delle  sue  ricchezze  rubate:  cfr.,
                 subito dopo, in her coffin.
              61 III,  ii,  22  Si  congettura  che peize  di  Q  e  F  provenga  dall’antico  francese peser,  nel  senso,  qui
                 figurato, di rallentare il tempo caricandolo di pesi come un cavallo.
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