Page 1738 - Shakespeare - Vol. 2
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vuol  tagliar  corto,  oppure  egli  è  come  stordito  e  confuso  dalla  loquela  di  Canterbury?  O  forse  ha
                 capito (e finge di non capire) che Canterbury parla di corda in casa dell’impiccato?
              16 I, ii, 103 Edoardo III (1312-1377), l’iniziatore della Guerra dei Cent’Anni e vincitore di Crécy (1346: a
                 Crécy, come poi ad Agincourt, la mobilità tattica e l’impiego degli arcieri sbaragliarono la cavalleria
                 feudale  francese).  La  madre  di  Edoardo,  Isabella,  era  figlia  di  Filippo IV  di  Francia:  su  questo  si
                 fondano le pretese inglesi.
              17 I,  ii,  114 cold  for  action  vuol  dire  “freddi”  per  mancanza  d’azione,  quindi  tutt’altro  che  vogliosi  di
                 scendere  in  campo,  dato  che  non  c’è  più  bisogno  di  loro.  “Contenti  d’esserne  fuori”  riprende
                 l’omerica ilarità di quello stand laughing by.

              18 I,  ii,  132  Letteralmente,  “noi  detentori  della  potestà  spirituale”.  Ma  anche  di  un  immenso  potere
                 economico: al di là di ogni casistica legale il loro argomento principe è il denaro (e non a caso, visto
                 che  le  brillanti  campagne  di  Edoardo III  in  Francia  dovettero  sempre  arenarsi  per  mancanza  di
                 fondi). Questi vescovi guerrafondai sono visti nell’ottica dell’Inghilterra protestante, che nella Chiesa
                 di Roma vede soprattutto ipocrisia e corruzione.

              19 I, ii, 139 Il Re ha ascoltato attentamente, senza far motto, la filastrocca di Canterbury e le tirate
                 eloquenti e retoriche dei signori della guerra. Ora che i Vescovi vengono al sodo, garantendogli la
                 copertura  finanziaria,  rompe  il  silenzio  perché  si  passi  concretamente  all’azione.  Vedi  il  ritratto  di
                 Enrico  tramandato  da  Holinshed:  «Non  intraprendeva  alcunché  senza  aver  prima  dibattuto  e
                 previsto ogni possibile evento. Ciò fatto, si metteva all’opera con somma diligenza e pertinacia». In
                 Holinshed  è  Westmoreland  −  veterano  delle  campagne  nel  Nord  −  a  portare  il  discorso  sulla
                 minaccia scozzese; in Shakespeare è il Re, il cui realismo pratico prevede e anticipa, non subisce, gli
                 eventi.
              20 I, ii, 160 impounded: non nel senso di “sequestrato” (più o meno legalmente, in attesa di riscatto),
                 ma  letteralmente  rinchiuso  nel  recinto  (pound)  della  parrocchia,  come  una  bestia  randagia.  Il  re
                 catturato è David II di Scozia, sconfitto a Nevill’s Cross (1346) mentre Edoardo III era in Francia,
                 ma mai deportato (come vuole invece la leggenda).
              21 I, ii, 183 L’idea del buon governo come ordinata armonia di funzioni, distinte ma congruenti come
                 nella  musica,  e  già  nel De  Republica  di  Cicerone  e  nel De  Civitate  Dei  di  Sant’Agostino.  Nel
                 Rinascimento inglese essa trova la sua espressione in The Governor di Sir Thomas Elyot (1537). Ne
                 consegue che la conoscenza della musica si raccomanda a chi voglia ben governare.

              22 I, ii, 189 Anche l’idea della società come operoso alveare, ben ordinato in una pluralità di gerarchie e
                 di  funzioni,  si  ritrova  in The  Governor;  e  il  celebre Euphues  di  John  Lily  (1578)  esalta  la  rigorosa
                 disciplina delle api e il senso di responsabilità del loro re verso i sudditi. L’idea risale, del resto, alle
                 Georgiche di Virgilio e alla Naturalis Historia di Plinio. Le api di Shakespeare sono, fra tutte, quelle che
                 più ricordano la società umana con le sue arti e mestieri e categorie sociali: devono infatti servire di
                 esempio all’umanità.
              23 I, ii, 223 La decisione di Enrico precede, nel dramma, la sfida del Delfino; nelle fonti, al contrario, è
                 tale sfida (avvenuta − posto che sia realmente avvenuta − al Parlamento di Leicester nel 1414) ad
                 innescare il dibattito sulla liceità della guerra. Un re ideale non può lasciarsi provocare alla guerra da
                 un insulto personale, e il poeta ha cura di spostare la cronologia degli eventi.
              24 I, ii, 233 Si allude all’usanza di mozzare la lingua agli eunuchi dell’harem, o  agli  schiavi  che  sanno
                 qualcosa di troppo.
              25 I, ii, 242 Il Re ribadisce il concetto già espresso in 2-Enrico IV, all’atto dell’incoronazione: «Questa è
                 la corte inglese, non quella del Sultano». All’arbitrio assolutista si contrappone un ideale di sovrano
                 rispettoso della legalità quanto l’ultimo dei suoi sudditi.

              26 I,  ii,  245  La frank  e uncurbèd plainness cui ora invita l’ambasciatore di Francia definisce una volta
                 per tutte la personalità di questo re-soldato. La più parte dei suoi scambi verbali sarà improntata a
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