Page 1510 - Shakespeare - Vol. 2
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ATTO III         EN



                                          Squilli di tromba. Entra il Coro.        62



              [CORO]
               Così, sull’ali dell’immaginazione, s’invola rapida la nostra scena,

               spostandosi con non minore celerità
               dei moti del pensiero. Supponete d’aver già visto,
               al molo di Southampton, il Re che, armato di tutto punto,

               imbarca la sua regale persona, e la sua intrepida flotta
               che con guidoni di seta fa vento a Febo sorgente.
               Date libero gioco alla fantasia, che vi farà contemplare
               i mozzi che dan la scalata alle sartie di canapa.
               Udite il fischietto squillante che dà ordine e senso

               a una babele di suoni; guardate le vele di tela
               sospinte dal vento insidioso e invisibile,
               che portan le chiglie rigonfie tra i solchi del mare,

               a prender di petto le ondate possenti. Su, provate a pensare
               di starvene sulla riva, a osservare ammirati
               una città che danza sugl’irrequieti marosi:
               ché tale appare questa maestosa flotta               63
               mentre fa rotta su Harfleur. Seguitela, oh, seguitela!

               Aggrappatevi con la mente alla poppa d’ogni vascello,
               e lasciatevi dietro l’Inghilterra, silenziosa come il cuor della notte,
               guardata da vegliardi, da infanti, da donne anziane

               che hanno perduto il vigore dell’età matura, o non l’hanno raggiunto.
               C’è forse un giovane, fra quelli che si fan belli
               d’una peluria incipiente, che non voglia seguire
               in Francia la scelta, eletta coorte dei cavalieri?
               Sforzate, sforzate la vostra immaginazione, e scorgerete un assedio:

               osservate l’artiglieria, sugli affusti,
               che su Harfleur circondata spalanca le bocche fatali.
               Immaginate che sia tornato l’ambasciatore di Francia

               per dire a Enrico che il Re gli offre
               sua figlia Caterina, e con lei, quale dote,
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