Page 129 - Shakespeare - Vol. 2
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e sulla canna d’organo della fragilità
               accompagna l’anima e il corpo al loro ultimo riposo.



              SALISBURY
               Siete di buon animo, principe, perché siete nato
               per imprimere una forma a questa mole indigesta                    199
               che lui ha lasciato così informe e grezza.



                  Entrano persone del seguito con Bigot, e portano Re Giovanni su una
                                                          sedia.



              RE GIOVANNI
               Sì, perdio, finalmente c’è spazio per la mia anima,                 200
               non deve più uscirsene per porte e finestre.
               Ho un’estate così calda nel mio petto

               che le budella sono state ridotte in cenere:
               sono una forma scarabocchiata da una penna
               su una pergamena, e a questo fuoco

               mi raggrinzo tutto.


              ENRICO

                               Come sta vostra maestà?



              RE GIOVANNI
               Oramai sono stato:        201  avvelenato, abbandonato,
               gettato via; e nessuno di voi che ordini all’inverno
               di ficcare le sue dita gelate nel mio stomaco,
               che lasci scorrere i fiumi del mio regno

               per il mio petto in fiamme, o convinca il nord
               a far sì che i suoi venti desolati bacino
               le mie labbra riarse e mi confortino col loro freddo.

               Non chiedo molto, un semplice e freddo conforto:                   202
               e voi siete avari e ingrati a negarmelo.



              ENRICO
               Ah, se ci fosse qualcosa nelle mie lacrime
               capace di darti conforto!
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