Page 8 - Shakespeare - Vol. 1
P. 8

con Michael Drayton e Ben Jonson) e il 25 fu seppellito nel coro della
chiesa dell’Holy Trinity. La lapide, che maledice chi osi rimuovere le sue
ossa, pare mirasse a scongiurare il destino comune delle tombe di allora,
esemplificato nella scena del cimitero di Amleto. Il monumentino sulla
parete del coro fu posto parecchi anni dopo. Il busto, opera di un marmista
olandese, e l’incisione sul frontespizio della prima raccolta delle opere
teatrali, il famoso primo in-folio del 1623 curato dai colleghi attori John
Heming e Henry Condell, sono i soli ritratti che abbiano valore
documentario, e sono brutti e convenzionali. Le numerose testimonianze di
scrittori coevi, dalle lodi di Francis Meres in Palladis Tamia (1598) agli elogi
e ai rimbrotti di Ben Jonson e alle lodi di Milton, indicano il continuo
successo della sua opera.

L’immagine

Innumerevoli tentativi di conoscere l’uomo attraverso le opere, trovando in
queste la chiave alla psiche del massimo poeta nazionale e portavoce dello
spirito inglese, hanno inondato le biblioteche del mondo di ciò che Bruno
avrebbe chiamato «inutili e prolissi scartafazzi», che presentano spesso le
ipotesi come certezze e le invenzioni fantastiche, per sé legittime, come
dati di fatto. Nel nostro secolo questa fiumana è parsa bloccata dal
prevalere di teorie e metodi che staccano il testo dall’autore e ne indicano
la inesauribilità interpretativa. Ma un’immagine dell’uomo, esplicita o
implicita, appare sempre nel gran corale della critica anglosassone. Con
qualche eccezione i critici hanno continuato ad attribuire all’autore le idee
e i valori inscritti nel testo drammatico, e ad andare alla ricerca del
“messaggio” o del “significato storico” unico e immutabile delle opere, il
quale esprimerebbe le intenzioni coscienti dell’autore, la sua ideologia, la
sua filosofia e fede, insomma le sue tesi chiare e distinte o velate (come
del resto fanno ancora molti grecisti coi tragici greci). L’immagine che ne
risulta appare evidentemente influenzata dalle varie personalità critiche e
temperie spirituali e ideologiche, cioè partitaria, riduttiva e inverificabile,
soprattutto nei critici anglosassoni per cui Shakespeare è il depositario
della Tradizione e dei Valori della stirpe.
Da tempo si avverte l’esigenza di un rinnovamento critico e di una lettura
che, più che alle intenzioni dell’autore - irreperibili e in ogni caso passibili
di essere contraddette dalla sua stessa opera - si appunti sul testo, che
davvero occorre riportare alla luce da sotto le incrostazioni critiche e
interpretative e gli approcci obbligati, i problemi obbligati, la terminologia
obbligata, gli schemi mentali obbligati che dan luogo alle soluzioni
obbligate della critica accademica. Il testo è, non nelle idee e nei valori che
si presume di trarne, ma nella sua globalità, il progetto che dette senso
   3   4   5   6   7   8   9   10   11   12   13