Page 7 - Nietzsche - Su verità e menzogna
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musicista Heinrich Köselitz (1854-1918) – il Peter Gast dianzi evocato, a cui Nietzsche stesso
     attribuì  tale  pseudonimo  –  ma  si  prepara,  insieme,  il  terreno  per  la  drammatica  rottura  con
     Wagner.

       Il  musicista  sta  per  inaugurare  il  suo  “sacrario”  a  Bayreuth,  il  teatro  dall’acustica  perfetta
     dedicato esclusivamente all’esecuzione delle sue opere, e Nietzsche vi si reca con entusiasmo: è
     il 23 luglio 1876. Ma Bayreuth non è come Nietzsche si aspettava: è un palcoscenico per un
     pubblico  comunque  frivolo;  del  coro  di  iniziati,  un  pubblico  assorto  di  artisti  e  filosofi  di

     qualità, nessuna traccia, e Wagner gli appare ora come un impresario teatrale... Non resiste e, il
     27 agosto, a festa non ancora finita, fugge nella vicina foresta boema.
       La sua salute peggiora: a ottobre è costretto a chiedere un anno di congedo dall’insegnamento.
     Ma non è solo questione di salute: deve ritrovare se stesso, tradire Wagner – che lo ha tradito

     per primo, “cadendo ai piedi della croce” con il suo Parsifal – per tornare a credere in sé come
     filosofo  e  come  scrittore.  Passa  l’inverno  a  Sorrento,  ospite  della  baronessa  Malwida  von
     Meysenbug,  sua  materna  amica.  Wagner  alloggia  poco  lontano  e  i  due  si  vedono  anche.  Per

     l’ultima volta.
       Nietzsche è ormai molto oltre Wagner: lo testimonia Umano, troppo umano, una varia e vasta
     raccolta di aforismi che ha iniziato a dettare a Peter Gast nel settembre del 1877 e che uscirà il

     1°  maggio  dell’anno  successivo,  nella  quale  la  sua  filosofia  si  congeda  definitivamente  da
     quella di Schopenhauer e dal wagnerismo. L’arte non è più l’unica forza capace di farci uscire
     dalla decadenza; lo stesso concetto di decadenza diventa problematico. Il volgersi ai pensatori
     dell’Illuminismo  che  caratterizza  questa  nuova  fase  del  pensiero  di  Nietzsche  –  che  dedica

     quest’ultima opera a Voltaire – è il sintomo più evidente di tale mutamento di rotta.
       La salute, a ogni modo, non lo aiuta: passa il suo trentaseiesimo compleanno convinto di star
     per toccare il “più basso punto vitale”, teme di morire come il padre, alla stessa età e dello
     stesso  male;  smette  di  insegnare,  e  infine  chiede  e  ottiene  di  essere  sollevato  dagli  oneri

     dell’insegnamento. È il 20 giugno 1879.
       Nietzsche lascia definitivamente Basilea il 12 maggio 1879: ha una pensione annua di 3000
     franchi  svizzeri,  che  in  seguito  gli  verrà  aumentata  e  con  la  quale  pagherà,  fra  l’alto,  la
     pubblicazione dei suoi libri. D’ora innanzi, vivrà come un malato irrequieto e afflitto da manie.

     “La sua sensibilità meteorologica lo spinge eternamente in cerca di un’atmosfera particolare,
     d’una località adatta a lui solo, d’un clima della sua anima. Ora è a Lugano per l’aria del lago e
     l’assenza  di  venti,  ora  a  Pfäfers  e  a  Sorrento;  poi  gli  viene  in  mente  che  i  bagni  di  Ragaz
     potrebbero liberarlo dal suo io dolorante, che la zona di St. Moritz, salubre e rinforzante, o le

     acque  di  Baden-Baden  o  di  Marienbad  potrebbero  fargli  bene.  Per  tutta  una  primavera  è
     l’Engadina ch’egli scopre affine a sé per natura, “con la sua aria forte, ricca d’ozono”, poi ha da

     essere di nuovo una città del Mezzogiorno, Nizza, con la sua aria “asciutta” o, ancora, Venezia o
     Genova. Ora tende ai boschi, ora al mare, ora ai laghi, ora alle allegre cittadine “col loro vitto

     buono e leggero” (S. Zweig, La lotta col demone, Milano, 1934). “D’ogni luogo si segna la
     temperatura e la pressione dell’aria, misura al millimetro la precipitazione e il grado di umidità
     con idroscopio e idrostato, a tal punto il suo corpo è già diventato una colonna barometrica, un
     lambicco. Le stesse esagerazioni per la dieta. Anche qui tutto un registro, un codice medicinale
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