Page 56 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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Il giorno prima di scrivere questa lettera Ritschl aveva
 della filologia tedesca. Oggi ha 24 anni: robusto, forte,
 sano,  ardito  di  corpo  e  di  carattere,  fatto  apposta  per  convocato Nietzsche, dei cui progetti parigini era al cor-
 imporsi  alle  nature  affini.  Possiede  inoltre  l’invidiabile  rente, per fargli la proposta e assicurarsi che fosse accet-
 talento del porgere pacato, elegante e perspicuo nel par-  tata. Nietzsche rispose ovviamente di sì. Ma dentro di sé
 lare  all’impronta.  È  l’idolo  e  (senza  volerlo)  il  capo  di  viveva sentimenti contrastanti. Da una parte era legitti-
 tutto  l’ambiente  filologico  giovanile  qui  a  Lipsia  che,  mamente  lusingato  da  quell’offerta  che  lo  metteva  in
 abbastanza numeroso, non vede l’ora di ascoltarlo come  cattedra a soli ventiquattro anni, dall’altra, com’è natu-
 docente. Direte che vi ho presentato una specie di feno-  rale, era spaventato dal cambio di ambiente e soprattut-
 meno: ebbene egli è anche questo, per di più gentile e  to dalle responsabilità che, così giovane, andava ad assu-
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 modesto» . Evidentemente gli ingressi plateali in aula di  mere.
 Nietzsche e Rohde, in veste di cavallerizzi, avevano col-  Comunque  non  era  ancora  fatta,  la  nomina  doveva
 pito il vecchio Ritschl illudendolo parecchio sulla tenu-  essere  approvata  dal  Collegio  universitario  e  la  pratica
 ta fisica e nervosa e sulle capacità di leader del suo pu-  non  era  scontata  perché  si  trattava  di  un  ragazzo  non
 pillo. Kiessling trasmise la lettera al professor Wilhelm  ancora laureato e abilitato, che veniva da fuori, e natu-
 Vischer, consigliere per l’educazione della città di Basi-  ralmente c’erano parecchie invidiuzze e resistenze all’in-
 lea,  cui  spettava  una  prima  valutazione.  Vischer  aveva  terno della facoltà.
 ricevuto lusinghiere informazioni su Nietzsche anche dal  Nietzsche,  nell’attesa,  stava  sui  carboni  ardenti,  ma
 professor Usener, di Bonn, ben istruito da Ritschl: «Fra  con i suoi, che erano al settimo cielo, affettava indiffe-
 le nuove generazioni fa spicco Friedrich Nietzsche i cui  renza:  «In  fondo  non  si  tratta  che  di  un  professore  in
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 studi  sul  «Rheinisches  Museum»  sorprendono  per  fre-  più al mondo» . Ma quando la nomina divenne ufficia-
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 schezza giovanile e acutezza di sguardo» .  le, il 10 febbraio 1869, mandò alla madre istruzioni per
 Nel  frattempo  Ritschl  aveva  scritto  direttamente  a  un nuovo biglietto da visita: «Friedrich Nietzsche pro-
 Vischer una lettera più pacata e “politica” perché Nietz-  fessore straordinario di filologia classica (con stipendio
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 sche  era  pur  sempre  un  cittadino  prussiano  e  Basilea,  di  800  talleri)  all’Università  di  Basilea» .  E  in  questo
 per  quanto  nell’orbita  culturale  tedesca,  era  una  città  modo, talleri a parte, firma tutte le lettere di quei giorni
 svizzera,  gelosa  della  propria  autonomia  nei  confronti  ad amici e conoscenti. Chiese alla madre di cercargli un
 del potente vicino: «Nietzsche non è una natura speci-  domestico,  per  quando  sarebbe  stato  a  Basilea,  sem-
 ficamente politica, ha sì simpatia in generale per la cre-  brandogli indispensabile al decoro della sua nuova po-
 scente grandezza della Germania, ma non ha – al pari di  sizione.  Ruppe  anche,  in  modo  molto  sgradevole,  con
 me – alcun debole particolare per il prussianesimo: in-  Paul Deussen che, complimentandosi con lui, aveva fat-
 vece nutre viva preoccupazione per la libera evoluzione  to  trasparire  un  po’ di  umana  invidia.  Gli  scrisse  un
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 civile e culturale» . Ritschl si premurò anche di avver-  pomposo  e  offensivo  biglietto:  «Caro  amico,  se  la  tua
 tire il collega di non farsi ingannare dalla prima impres-  ultima lettera non è l’effetto di qualche fortuito disturbo
 sione:  il  ragazzo  poteva  apparire  un  po’  imbambolato,  mentale, debbo pregarti di considerare chiusi con ciò i
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 non era un fulmine di guerra ma un riflessivo, immagaz-  nostri rapporti. F. N.» . Doveva davvero aver perso la
 zinava, meditava, rimuginava, metabolizzava e poi espri-  testa, perché Nietzsche poteva essere saccente e pedante
 meva le sue opinioni, mai banali.  ma nei rapporti personali era, in genere, di una grande




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