Page 369 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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sere ridimensionato. Lui camminava borbottando inces-
dolcemente: «No, figlio mio adorato, tu non sei stupido,
santemente fra sé e sé. La madre quando vedeva compa- giorno le disse: «Madre mia sono stupido». Lei replicò
rire una persona che li avrebbe incrociati si metteva a i tuoi libri adesso fanno sensazione». Ma Nietzsche ave-
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recitargli una poesia. La cosa funzionava e lui ammuto- va ribadito: «No madre, sono stupido» . Spesso ripete-
liva. Ma venne il momento in cui anche questo trucco va «Sono morto perché sono stupido» o «Sono stupido
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non bastò più. Nietzsche non borbottava, ora parlava a perché sono morto» .
voce altissima e se lei tentava di distrarlo e di rabbonirlo Agli inizi di settembre del 1893 Elisabeth tornò defi-
con la poesia non le dava retta oppure accompagnava la nitivamente in Germania. Dopo aver regolato in modo
strofa con voce ancora più acuta. Le passeggiate dovet- soddisfacente i suoi conti con la Nuova Germania, dove
tero essere ridotte ad un andar su e giù davanti a casa, aveva perfino rischiato il linciaggio, era ora decisa a
per un’ora, un’ora e mezza al massimo. Qualche volta mettere ordine negli affari del fratello.
Franziska affittava una carrozza e andavano nel bosco Al momento del collasso del 3 gennaio del 1889
dove Nietzsche poteva sbizzarrirsi protetto dalla solitu- Nietzsche aveva lasciato una serie di opere in sospeso: il
dine. Crepuscolo degli idoli era pronto per le librerie, Ecce
Diventava sempre più difficile portarlo fuori e non homo e Nietzsche contra Wagner in fase avanzata di
era solo una questione di non disturbare la quiete pub- stampa, ma di quest’ultimo Nietzsche aveva rinviato in
blica. La spina dorsale si era irrigidita, le gambe fatte extremis la pubblicazione, L’Anticristo e i Ditirambi di
pesanti, i piedi gli dolevano, spesso si rifiutava di scen- Dioniso giacevano presso lo stampatore allo stato di
dere anche i pochi gradini che portavano al pian terre- manoscritto col visto dell’autore che però aveva detto a
no. Perché stesse un po’ all’aria aperta la madre aveva Naumann di posticipare l’uscita dell’Anticristo alla fine
fatto attrezzare la veranda ricoprendola di vite america- del 1889, della quarta parte dello Zarathustra esisteva
na. I suoi spostamenti si riducevano per lo più ai pochi un’edizione privata in 40 esemplari, per gli amici, ma
passi per andare dal sofà alla poltrona sistemata sul Nietzsche ne aveva espressamente vietato ogni ulteriore
balcone. Anche il suo vocabolario si riduceva. Mormo- diffusione, provvedendo a ritirare anche le poche copie
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rava incessantemente: «Madre mia, madre mia» . Per in circolazione. Inoltre una massa enorme di abbozzi, di
vestirsi, spogliarsi e mangiare non era più autosufficien- studi preparatori, di frammenti, di varianti, di appunti,
te, dovevano aiutarlo la madre o la domestica. Due volte era sparsa fra Torino, Sils-Maria, Nizza e anche Genova.
la settimana Franziska o Alwine, le sole persone che Non ci fu quasi amico o semplice conoscente che non
ormai riconoscesse, lo portavano fuori in sedia a rotelle. si peritasse di mettere il becco su questo lascito, da
Il suo raggio d’azione diventava sempre più circoscritto Rohde a Fuchs a Heinze a Widemann, oltre naturalmen-
e il cerchio si stava stringendo. te a Overbeck e Gast, che si ritenevano i più autorizzati
Non riceveva più visite perché la madre non voleva di tutti. Si discettava su cosa fosse pubblicabile e cosa
che la gente lo vedesse in quelle condizioni. E una volta no o perché attribuibile alla pazzia o perché “sconve-
che aveva ceduto alle petulanti insistenze di una critica niente” o perché avrebbe potuto nuocere al suo autore.
d’arte che voleva assolutamente fargli visita e gliel’aveva Il tutto, va da sé, a fin di bene. Intercorrevano fittissime
portata in camera, Nietzsche, in un soprassalto di luci- corrispondenze del seguente tenore. Erwin Rohde a
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dità, si era ribellato: «No madre! Proprio no!» . Un Overbeck: «Ma è vero che Lei vuole pubblicare le co-
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