Page 370 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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sere ridimensionato. Lui camminava borbottando inces-
                   dolcemente: «No, figlio mio adorato, tu non sei stupido,
 santemente fra sé e sé. La madre quando vedeva compa-  giorno le disse: «Madre mia sono stupido». Lei replicò
 rire  una  persona  che  li  avrebbe  incrociati  si  metteva  a  i tuoi libri adesso fanno sensazione». Ma Nietzsche ave-
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 recitargli una poesia. La cosa funzionava e lui ammuto-  va ribadito: «No madre, sono stupido» . Spesso ripete-
 liva. Ma venne il momento in cui anche questo trucco  va «Sono morto perché sono stupido» o «Sono stupido
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 non bastò più. Nietzsche non borbottava, ora parlava a  perché sono morto» .
 voce altissima e se lei tentava di distrarlo e di rabbonirlo  Agli inizi di settembre del 1893 Elisabeth tornò defi-
 con la poesia non le dava retta oppure accompagnava la  nitivamente in Germania. Dopo aver regolato in modo
 strofa con voce ancora più acuta. Le passeggiate dovet-  soddisfacente i suoi conti con la Nuova Germania, dove
 tero essere ridotte ad un andar su e giù davanti a casa,  aveva  perfino  rischiato  il  linciaggio,  era  ora  decisa  a
 per  un’ora,  un’ora  e  mezza  al  massimo.  Qualche  volta  mettere ordine negli affari del fratello.
 Franziska  affittava  una  carrozza  e  andavano  nel  bosco  Al  momento  del  collasso  del  3  gennaio  del  1889
 dove Nietzsche poteva sbizzarrirsi protetto dalla solitu-  Nietzsche aveva lasciato una serie di opere in sospeso: il
 dine.             Crepuscolo  degli  idoli  era  pronto  per  le  librerie,  Ecce
 Diventava  sempre  più  difficile  portarlo  fuori  e  non  homo  e  Nietzsche  contra  Wagner  in  fase  avanzata  di
 era solo una questione di non disturbare la quiete pub-  stampa, ma di quest’ultimo Nietzsche aveva rinviato in
 blica.  La  spina  dorsale  si  era  irrigidita,  le  gambe  fatte  extremis la pubblicazione,  L’Anticristo e i Ditirambi di
 pesanti, i piedi gli dolevano, spesso si rifiutava di scen-  Dioniso  giacevano  presso  lo  stampatore  allo  stato  di
 dere anche i pochi gradini che portavano al pian terre-  manoscritto col visto dell’autore che però aveva detto a
 no. Perché stesse un po’ all’aria aperta la madre aveva  Naumann di posticipare l’uscita dell’Anticristo alla fine
 fatto attrezzare la veranda ricoprendola di vite america-  del  1889,  della  quarta  parte  dello  Zarathustra  esisteva
 na. I suoi spostamenti si riducevano per lo più ai pochi  un’edizione  privata  in  40  esemplari,  per  gli  amici,  ma
 passi  per  andare  dal  sofà  alla  poltrona  sistemata  sul  Nietzsche ne aveva espressamente vietato ogni ulteriore
 balcone. Anche il suo vocabolario si riduceva. Mormo-  diffusione, provvedendo a ritirare anche le poche copie
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 rava  incessantemente:  «Madre  mia,  madre  mia» .  Per  in circolazione. Inoltre una massa enorme di abbozzi, di
 vestirsi, spogliarsi e mangiare non era più autosufficien-  studi preparatori, di frammenti, di varianti, di appunti,
 te, dovevano aiutarlo la madre o la domestica. Due volte  era sparsa fra Torino, Sils-Maria, Nizza e anche Genova.
 la  settimana  Franziska  o  Alwine,  le  sole  persone  che  Non ci fu quasi amico o semplice conoscente che non
 ormai riconoscesse, lo portavano fuori in sedia a rotelle.  si  peritasse  di  mettere  il  becco  su  questo  lascito,  da
 Il suo raggio d’azione diventava sempre più circoscritto  Rohde a Fuchs a Heinze a Widemann, oltre naturalmen-
 e il cerchio si stava stringendo.  te a Overbeck e Gast, che si ritenevano i più autorizzati
 Non  riceveva  più  visite  perché  la  madre  non  voleva  di tutti. Si discettava su cosa fosse pubblicabile e cosa
 che la gente lo vedesse in quelle condizioni. E una volta  no  o  perché  attribuibile  alla  pazzia  o  perché  “sconve-
 che aveva ceduto alle petulanti insistenze di una critica  niente” o perché avrebbe potuto nuocere al suo autore.
 d’arte che voleva assolutamente fargli visita e gliel’aveva  Il tutto, va da sé, a fin di bene. Intercorrevano fittissime
 portata in camera, Nietzsche, in un soprassalto di luci-  corrispondenze  del  seguente  tenore.  Erwin  Rohde  a
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 dità,  si  era  ribellato:  «No  madre!  Proprio  no!» .  Un  Overbeck: «Ma è vero che Lei vuole pubblicare le co-



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