Page 20 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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sar  oltre  –  un  ricordo  benevolo  della  vita  più  che  la
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                                                                                          Visse l’avvicinarsi del trentaseiesimo anno come un in-
                   vita stessa» .                                                         che  sarebbe  morto  alla  sua  stessa  età  o  ancor  prima.
                      Ludwig Nietzsche, che soffriva di brevi attacchi epi-               cubo,  in  attesa  ogni  giorno  del  colpo  fatale.  In  Ecce
                   lettici, si ammala gravemente nell’agosto del 1848, dopo               homo scriverà: «Nello stesso anno in cui era declinata la
                   i moti rivoluzionari di quell’anno che lo avevano dolo-                sua  vita  era  declinata  anche  la  mia:  nel  trentaseiesimo
                                                                                                                                          3
                   rosamente colpito, lui fervente monarchico, tanto che in               anno  la  mia  vitalità  scese  al  suo  punto  più  basso» .  E
                   casa  aveva  proibito  di  parlarne.  Ha  vuoti  di  memoria,          anche:  «Considero  un  grande  privilegio  aver  avuto  un
                   assenze,  gli  si  intorpidisce  la  lingua,  vede  doppio.  La        tale padre, mi sembra addirittura che ciò spieghi tutti gli
                   malattia, che i luminari del tempo (al suo capezzale era               altri privilegi che ho avuto – eccetto la vita. A lui debbo
                   stato chiamato anche il consigliere aulico Opolcer) dia-               soprattutto  la  mia  capacità  di  entrare  inavvertitamente
                   gnosticarono  come  “rammollimento  cerebrale”,  era  in               in un mondo di cose alte e delicate... Per poco non ho
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                   realtà  un  devastante  tumore  al  cervello.  Cominciarono            pagato  con  la  vita  questo  privilegio» .  Quando  negli
                   feroci  emicranie  con  accessi  di  vomito,  poi  vennero  la         ultimi  anni,  esasperato  dall’enigmatica  malattia  che  lo
                   cecità, l’afasia, la paralisi e infine, dopo un anno di ago-           tormenta fin da ragazzo e che lo ha costretto a rinunce
                   nia, il 10 luglio 1849, la morte.                                      sempre  più  pesanti,  cercherà  di  comprenderla  un  po’
                      La malattia e la morte del padre segnarono profonda-                meglio di quanto non avessero saputo fare i medici, ne
                   mente il piccolo Fritz (così era chiamato in casa), che le             attribuirà la causa a quella «mancanza di energia vitale»
                   visse fra i suoi quattro e cinque anni, e furono probabil-             che era stata propria del padre.
                   mente  l’avvenimento  determinante  della  sua  esistenza.               È per questa inquietante debolezza della figura pater-
                   La figura nostalgicamente amata, ma anche minacciosa,                  na, oltre che per la sua concreta assenza, che Nietzsche
                   di questo padre, debole, malaticcio, privo di energia vi-              si attaccherà a uomini molto più anziani di lui, e psico-
                   tale,  morto  così  giovane,  cominciò  molto  presto  a  in-          logicamente  forti,  come  Richard  Wagner  e,  ancor  più,
                   combere su di lui: «Sognai una volta di udire in chiesa                Jacob Burckhardt.
                   il suono dell’organo, come per una sepoltura. Mentre ne                  Ma non è solo la malattia e la morte del padre a fare
                   ricercavo  la  causa,  d’improvviso  vidi  spalancarsi  una            di Nietzsche un bambino malinconico e precocemente
                   tomba dalla quale uscì mio padre, avvolto nel sudario.                 pensoso. Intorno alla casa ci sono prati, campi, gli orti
                   Egli corre in chiesa e poco dopo ne ritorna con un bim-                dei contadini, frutteti, laghetti, in cui si può giocare, ma
                   bo in braccio. Il tumulo si apre, mio padre vi rientra e               proprio accanto alla canonica c’è il cimitero che lascia
                   il  coperchio  si  richiude  sul  sepolcro.  Tosto  il  suono          sul  piccolo  un’impressione  indelebile.  A  quattordici
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                   dell’organo cessa e io mi sveglio» . Nietzsche aveva cin-              anni ricorda: «Con quanta vivezza rivedo il camposanto!
                   que anni e mezzo all’epoca di questo sogno terrificante.               Quante  domande  non  facevo,  alla  vista  della  vetusta
                   Il giorno dopo il fratellino minore, Joseph, di due anni,              camera  mortuaria,  circa  le  bare  e  il  crespo  funebre,  le
                                                                                                                      5
                   fu colto da convulsioni e in poche ore morì. Non sarà                  antiche iscrizioni e i sepolcri» . La morte e il suo pen-
                   l’unica premonizione di Nietzsche.                                     siero gli furono compagni fin dall’inizio. Un altro ricor-
                      Quando Nietzsche, ancora giovanissimo, cominciò a                   do lo fa rabbrividire: «Nell’oscura sacrestia della chiesa
                   essere perseguitato da sistematiche emicranie accompa-                 si trovava, da un canto, l’immagine di San Giorgio, scol-
                   gnate da vomito, gli stessi disturbi del padre, si convinse            pita in pietra da mano sapiente e in grandezza superiore




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