Page 21 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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sar  oltre  –  un  ricordo  benevolo  della  vita  più  che  la
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                   Visse l’avvicinarsi del trentaseiesimo anno come un in-
 vita stessa» .    che  sarebbe  morto  alla  sua  stessa  età  o  ancor  prima.
 Ludwig Nietzsche, che soffriva di brevi attacchi epi-  cubo,  in  attesa  ogni  giorno  del  colpo  fatale.  In  Ecce
 lettici, si ammala gravemente nell’agosto del 1848, dopo  homo scriverà: «Nello stesso anno in cui era declinata la
 i moti rivoluzionari di quell’anno che lo avevano dolo-  sua  vita  era  declinata  anche  la  mia:  nel  trentaseiesimo
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 rosamente colpito, lui fervente monarchico, tanto che in  anno  la  mia  vitalità  scese  al  suo  punto  più  basso» .  E
 casa  aveva  proibito  di  parlarne.  Ha  vuoti  di  memoria,  anche:  «Considero  un  grande  privilegio  aver  avuto  un
 assenze,  gli  si  intorpidisce  la  lingua,  vede  doppio.  La  tale padre, mi sembra addirittura che ciò spieghi tutti gli
 malattia, che i luminari del tempo (al suo capezzale era  altri privilegi che ho avuto – eccetto la vita. A lui debbo
 stato chiamato anche il consigliere aulico Opolcer) dia-  soprattutto  la  mia  capacità  di  entrare  inavvertitamente
 gnosticarono  come  “rammollimento  cerebrale”,  era  in  in un mondo di cose alte e delicate... Per poco non ho
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 realtà  un  devastante  tumore  al  cervello.  Cominciarono  pagato  con  la  vita  questo  privilegio» .  Quando  negli
 feroci  emicranie  con  accessi  di  vomito,  poi  vennero  la  ultimi  anni,  esasperato  dall’enigmatica  malattia  che  lo
 cecità, l’afasia, la paralisi e infine, dopo un anno di ago-  tormenta fin da ragazzo e che lo ha costretto a rinunce
 nia, il 10 luglio 1849, la morte.  sempre  più  pesanti,  cercherà  di  comprenderla  un  po’
 La malattia e la morte del padre segnarono profonda-  meglio di quanto non avessero saputo fare i medici, ne
 mente il piccolo Fritz (così era chiamato in casa), che le  attribuirà la causa a quella «mancanza di energia vitale»
 visse fra i suoi quattro e cinque anni, e furono probabil-  che era stata propria del padre.
 mente  l’avvenimento  determinante  della  sua  esistenza.  È per questa inquietante debolezza della figura pater-
 La figura nostalgicamente amata, ma anche minacciosa,  na, oltre che per la sua concreta assenza, che Nietzsche
 di questo padre, debole, malaticcio, privo di energia vi-  si attaccherà a uomini molto più anziani di lui, e psico-
 tale,  morto  così  giovane,  cominciò  molto  presto  a  in-  logicamente  forti,  come  Richard  Wagner  e,  ancor  più,
 combere su di lui: «Sognai una volta di udire in chiesa  Jacob Burckhardt.
 il suono dell’organo, come per una sepoltura. Mentre ne  Ma non è solo la malattia e la morte del padre a fare
 ricercavo  la  causa,  d’improvviso  vidi  spalancarsi  una  di Nietzsche un bambino malinconico e precocemente
 tomba dalla quale uscì mio padre, avvolto nel sudario.  pensoso. Intorno alla casa ci sono prati, campi, gli orti
 Egli corre in chiesa e poco dopo ne ritorna con un bim-  dei contadini, frutteti, laghetti, in cui si può giocare, ma
 bo in braccio. Il tumulo si apre, mio padre vi rientra e  proprio accanto alla canonica c’è il cimitero che lascia
 il  coperchio  si  richiude  sul  sepolcro.  Tosto  il  suono  sul  piccolo  un’impressione  indelebile.  A  quattordici
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 dell’organo cessa e io mi sveglio» . Nietzsche aveva cin-  anni ricorda: «Con quanta vivezza rivedo il camposanto!
 que anni e mezzo all’epoca di questo sogno terrificante.  Quante  domande  non  facevo,  alla  vista  della  vetusta
 Il giorno dopo il fratellino minore, Joseph, di due anni,  camera  mortuaria,  circa  le  bare  e  il  crespo  funebre,  le
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 fu colto da convulsioni e in poche ore morì. Non sarà  antiche iscrizioni e i sepolcri» . La morte e il suo pen-
 l’unica premonizione di Nietzsche.  siero gli furono compagni fin dall’inizio. Un altro ricor-
 Quando Nietzsche, ancora giovanissimo, cominciò a  do lo fa rabbrividire: «Nell’oscura sacrestia della chiesa
 essere perseguitato da sistematiche emicranie accompa-  si trovava, da un canto, l’immagine di San Giorgio, scol-
 gnate da vomito, gli stessi disturbi del padre, si convinse  pita in pietra da mano sapiente e in grandezza superiore




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