Page 153 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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                   «Se questo poeta non è un autentico genio, allora non so
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                                                                                          deve stare attento alla lira, anzi al franco, ma questo è
                   cosa sia un genio» .                                                   me  stesso» .  Cominciano  anche  a  mancargli  i  soldi  e
                      Cominciavano intanto ad affiorare i primi dubbi sulla               un problema secondario perché le sue esigenze si sono
                   decisione, presa solennemente con Malwida a Sorrento,                  molto ridotte.
                   di  abbandonare  l’università.  Forse  sarebbe  sufficiente,             Nel  frattempo  è  arrivata  l’estate,  l’anno  di  congedo
                   scrive a Overbeck, lasciare il ginnasio. Però nota: «Que-              sta per finire e bisogna prendere una decisione definiti-
                   sta cattedra di Basilea troppo prematura si sta proprio                va su Basilea. Come al solito è dilaniato da opposti sen-
                                                                     21
                   rivelando come il principale infortunio della mia vita» .              timenti. Un giorno accusa Basilea e la filologia di averlo
                      Da Bad Ragaz passò a Rosenlaui Bad, a un’altitudine                 fatto  ammalare,  un  altro  pensa  esattamente  l’opposto:
                   maggiore, convinto che le vette fossero per lui più con-               finché stava nel suo, con la filologia, era sano, è la filo-
                   geniali e salutari. Sta un po’ meglio i primi giorni e poi             sofia  la  responsabile  di  tutto.  Il  28  giugno  scrive  alla
                   viene ripreso dai suoi disturbi, anche se in forma un po’              sorella:  «Ho  orrore  di  Basilea,  dove  sono  costretto  a
                   meno  violenta  che  a  Sorrento  e  a  Bad  Ragaz.  Soffre,           vivere  come  una  larva  e  dove  sono  diventato  davvero
                   ormai da tempo, di insonnia e per combatterla fa uso di                nervoso e malinconico. Mi stimano, ma cosa ho in co-
                   cloralio idrato e anche di oppio. Gli occhi vanno sempre               mune con loro? In che cosa posso essere utile a loro e
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                   male. Si rende conto che non ha più di un’ora e mezza                  loro  a  me?» .  Il  1°  luglio,  tre  giorni  dopo,  scrive  a
                   al giorno di autonomia per leggere e scrivere, se va oltre             Malwida: «In ottobre sono deciso a far ritorno a Basilea
                   deve pagarne lo scotto il giorno stesso con violenti do-               e  a  riprendere  la  mia  vecchia  attività.  Io  non  resisto
                   lori agli occhi e quarantotto ore dopo con la solita emi-              senza  la  sensazione  di  essere  utile  e  i  Basilesi  sono  gli
                   crania. È questa situazione che determina un metodo di                 unici che mi fanno sentire tale. Il mio assai problematico
                   lavoro che non abbandonerà più: passeggia da solo per                  meditare e scrivere mi ha fatto stare finora sempre male;
                   sei-otto ore, rimuginando fra sé i suoi pensieri, spesso ad            fintantoché ero un vero studioso ero anche sano, ma poi
                   alta voce, raffinandoli anche stilisticamente, di quando               ci si è messa di mezzo la musica snervante e la filosofia
                   in quando prende qualche appunto su un taccuino ta-                    metafisica  e  la  preoccupazione  per  mille  cose  che  non
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                   scabile, e poi la sera, in albergo, butta giù di getto quel            mi riguardano» . Il 30 agosto scrive a Maria Baumgart-
                   che ha elaborato.                                                      ner: «Ora mi appare sempre più chiaro che in realtà è
                      A Rosenlaui Bad, come già a Bad Ragaz, passa intere                 stata l’eccessiva violenza che ho dovuto fare a me stesso
                   giornate da solo, in albergo mangia per conto suo, e non               a Basilea a farmi ammalare… Io lo so, lo sento che sono
                   alla table d’hôte, non conosce nessuno. Il suo rapporto                chiamato a qualcosa di più alto di quel che si esprime
                   con la solitudine, che in seguito diventerà la sua condi-              nella mia tanto rispettabile posizione di Basilea e io mi
                   zione esistenziale, è, e rimarrà sempre, ambivalente. Da               sento  più  che  un  filologo…  “Io  anelo  a  me  stesso”,
                   un lato se ne lamenta: «Grande è la mia solitudine, le                 questo è stato in realtà il tema costante dei miei ultimi
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                   mie prospettive assai fosche, odioso il presente» . D’al-              dieci anni… non riesco neppure a dire quanta ricchezza,
                   tro canto la solitudine vuol dire meno stress, meno affa-              quanta gioia creativa, nonostante tutti i dolori, io avverta
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                   ticamento, niente inutili mondanità e, soprattutto, poter              in me non appena vengo lasciato solo» .
                   stare  con  i  suoi  pensieri:  «Sulle  Alpi  sono  invincibile,         Alla fine decise di tornare all’università. Il primo set-
                   soprattutto quando sono solo e non ho altri nemici che                 tembre del 1877 partì da Rosenlaui Bad alle tre del mat-




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