Page 204 - Keplero. Una biografia scientifica
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corso del proprio trattato. Nel terzo Libro, dedicato agli
intervalli musicali, Keplero aveva anticipato che questi gli
sarebbero serviti più tardi nel quinto Libro per descrivere
l’ordine dei moti celesti; parlando poi strettamente
dell’intervallo di quinta, che è quello prodotto dalla proporzione
sesquialtera, egli aveva avvertito che sarebbe tornato
sull’argomento studiando il moto dei corpi celesti, mentre non
vi erano simili rimandi nelle trattazioni degli altri intervalli.
Leggiamo ora il resoconto dello stesso Keplero, come è
riportato nel terzo Capitolo del quinto Libro dell’Harmonice
mundi. Egli ci racconta che già l’8 marzo del 1618 aveva scritto
la legge esatta, ma l’aveva scartata credendola imprecisa:
semplicemente aveva sbagliato i calcoli. Ma il 15 maggio dello
stesso anno l’idea si era ripresentata e, finalmente, «l’ebbe vinta
sulle tenebre della mia mente». Erano stati necessari «ventidue
anni di attesa», da quando nel Mysterium cosmographicum
aveva iniziato il suo progetto di un universo di armonia; l’idea
era «talmente in armonia con i miei ultimi diciassette anni di
lavoro sulle osservazioni di Tycho, come pure con i miei studi
attuali, che sulle prime pensai di stare sognando e di stare
assumendo come un principio assodato qualcosa che era ancora
oggetto di ricerca». Ecco dunque la chiave che avrebbe permesso
a Keplero di accedere all’ascolto dell’armonia celeste: «Infine, è
cosa certissima ed esattissima che la proporzione, che lega i
tempi periodici di ciascuna coppia di pianeti, sia precisamente la
proporzione sesquialtera delle distanze medie».
Keplero non si accontentò della bellezza formale del proprio
progetto. Immediatamente dopo la formulazione della terza
legge, negli ultimi Capitoli del quinto Libro, sono riportate le