Page 163 - Keplero. Una biografia scientifica
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si trovava, oltretutto, davanti a meccanismi complessi e non
ancora bene definiti. Infatti, mentre già Archimede era stato in
grado di fornire una buona descrizione del funzionamento degli
specchi, il cui studio era detto catottrica, non era ancora affatto
chiaro cosa succedesse a una immagine che subisse lo
stravolgente effetto di una lente, il cui studio si dirà diottrica
proprio a partire dalla pubblicazione del testo di Keplero. Le
lenti erano quindi lasciate agli «occhialai», o, come testimonia il
successo nel 1593 del De magia universalis di Della Porta, a chi
volesse stupire e meravigliare con trucchi e scherzi. Esse erano
considerate più strumenti del mago che dello scienziato. Anche
un dispositivo che a noi pare scientifico per eccellenza, quale il
cannocchiale, agli inizi del XVII secolo era ritenuto da molti uno
«strumento ingannatore»: esso alterava la realtà, e pertanto non
poteva essere considerato un serio strumento di conoscenza. I
primi cannocchiali erano costruiti dagli artigiani che
fabbricavano occhiali, e nemmeno Galilei aveva descritto il
meccanismo con cui i suoi strumenti riuscivano a ottenere un
certo ingrandimento. Eppure, in seguito alle osservazioni svolte
da Galilei nell’autunno del 1609, si verificò un cambiamento
radicale. Gli eccezionali risultati ottenuti osservando il cielo con
il cannocchiale avrebbero imposto la teoria delle lenti
all’attenzione degli scienziati, lanciando quasi una gara di
perizia tra coloro che iniziavano a specializzarsi nella
costruzione di diversi tipi di telescopi.
La prima opera che testimonia l’ingresso dello studio delle
lenti tra le scienze «vere e proprie» è proprio la Dioptrice di
Keplero. Il libro si presenta come una successione di 141
«teoremi», distinti in 4 differenti categorie. Si hanno: le