Page 31 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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L’IMPORTANZA DI KEPLERO













              in dai tempi della scuola abbiamo incontrato tre leggi che raccontano di pianeti in
        S moto intorno al Sole: le “leggi di Keplero”. In realtà, nel caso in cui si possano

        trascurare  le  influenze  di  altri  corpi,  le  leggi  valgono  per  qualsiasi  coppia  di  corpi
        dotati di massa, di cui uno abbia massa trascurabile rispetto all’altro. Perciò esse non
        riguardano soltanto i corpi celesti, anche se gli esempi più classici di applicazione sono
        le lune in moto intorno ai propri pianeti o i satelliti artificiali intorno alla Terra.
             Il linguaggio in cui ancora oggi le studiamo in realtà è una sorta di fossile culturale.
        Ci racconta il modo in cui sono state scoperte, appunto studiando il moto dei pianeti, e
        la principale attività dello scienziato che le ha scoperte, l’astronomia.

             L’ordine  con  cui  le  conosciamo  oggi  si  è  consolidato  a  partire  dalla  fine  del
        Settecento. In realtà Keplero scoprì dapprima la cosiddetta seconda legge, poi la prima
        e  infine,  molti  anni  dopo,  la  terza.  Ma,  come  lo  stesso  Keplero  aveva  compreso,  la
        legge  nota  come  seconda  non  era  giustificata  se  non  ammettendo  orbite  ellittiche  (la
        prima legge) e per questo motivo storicamente l’ordine delle due leggi fu invertito. Qui
        le  presenteremo  nell’ordine  che  conosciamo.  Le  prime  due  leggi  furono  pubblicate

        all’interno dell’Astronomia nova nel 1609, mentre la terza apparve solo un decennio
        più tardi nell’Armonia del mondo, un’opera in cui l’astronomia è affrontata a fianco di
        teorie armonico-musicali.


        I legge: Un pianeta in orbita intorno al Sole percorre traiettorie ellittiche,
        di cui il Sole occupa uno dei due fuochi
        La prima legge di Keplero descrive la forma dell’orbita. Fin da Aristotele gli studiosi

        di  astronomia  ritenevano  che  i  corpi  celesti,  nel  loro  moto  eterno  e  immutabile,
        dovessero  percorrere  orbite  perfettamente  circolari,  essendo  il  cerchio  la  forma
        perfetta,  immagine  del  divino  e  adatta  pertanto  ad  abitare  i  cieli.  Quando  le
        osservazioni  mostrarono  che  i  pianeti  non  “ubbidivano”  a  tale  precetto,  pur  di  non
        rinunciare  ad  una  forma  tanto  semplice  e  ideale  avevano  introdotto  gli  epicicli,

        combinazioni di più cerchi in moto uno sull’altro, una struttura complicata ma in grado
        di fornire previsioni ragionevolmente accurate sulla posizione che un pianeta avrebbe
        occupato in una determinata data. Gli stessi Copernico e Galilei, pur protagonisti della
        nascita dell’astronomia moderna, non seppero mai rinunciare alle orbite circolari.
             Il  giovane  Keplero  ebbe  invece  la  fortuna,  come  primo  incarico  astronomico,  di
        essere posto di fronte al problema del moto di Marte, il pianeta che più di ogni altro
        sembrava non seguire le regole aristoteliche. Non solo la sua orbita non è propriamente
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