Page 426 - Galileo. Scienziato e umanista.
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successivamente presentate e analizzate da Tycho. Prendendo le
osservazioni a due a due e calcolando le parallassi risultanti,
Chiaramonti scoprí che alcune coppie collocavano la nova al di
sotto della Luna, altre fra le stelle fisse e altre ancora oltre il
firmamento. Non c’è verità in matematica! Per portare le cose al
livello di Simplicio, Salviati traccia la figura 7.5, in cui ABE è
la Terra, centrata in D, A e B sono i due osservatori
(posizionati, per semplicità, sullo stesso meridiano e dunque alla
medesima longitudine), DE è l’intersezione dell’equatore con il
piano del foglio. Gli osservatori misurano le distanze zenitali α
e β della stella S; la distanza angolare λ tra le loro posizioni,
come viene vista da D, è data dalla differenza, misurabile, delle
loro latitudini; è dunque possibile determinare l’angolo di
parallasse, ASB = γ. Il metodo è semplice: la somma degli
angoli del quadrilatero DBSA deve essere pari a 360°; due
angoli devono essere i supplementari di α e di β; dunque γ = (α
+ β) – λ. Se S è molto lontana, gli osservatori A e B la vedono
nella stessa direzione, γ ≈ 0 e α + β = λ. Se λ > (α + β), S non ha
una posizione, o è oltre il firmamento; se γ > γ , la parallasse
0
lunare, S si trova al di sotto della Luna. So tutto questo, dice
Simplicio, poiché ho letto in Aristotele che la somma degli
angoli in un triangolo è pari a due angoli retti. Grazie a Dio,
risponde Salviati, col suo fastidioso atteggiamento
paternalistico: «dubitavo di non aver a poter dichiarar in modo
che un puro filosofo peripatetico ne acquistasse sicura
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intelligenza» .
Figura 7.5.
La parallasse γ di un oggetto S cosí come viene determinata da due osservatori in A e
B, rispetto ai quali ha distanze zenitali α e β.