Page 425 - Galileo. Scienziato e umanista.
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scura, ma lo sono anche i pianeti; la Terra non è un luogo di
                perdizione  piú  di  quanto  non  lo  siano  la  Luna  o  Giove.  E  se

                fosse il cumulo delle schifezze dell’universo, perché dovrebbe
                essere  posta  al  centro?  Sagredo:  sarebbe  come  mettere  il

                lazzaretto nel centro di una città. Salviati: «Voi, Sig. Sagredo,
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                sete troppo arguto e satirico» .
                    Sagredo invita tutti a chiuderla qui. Non ci sarà però un giro

                in  gondola,  questa  volta:  Simplicio  deve  studiare  le
                argomentazioni  di  Scheiner  contro  il  moto  annuo,  Salviati

                quelle  di  Chiaramonti  contro  la  parallasse  delle  novae.  Come
                sappiamo, Sagredo trovava altri modi per divertirsi, alla notte.

                «[D]omani  ripiglieremo,  conforme  al  solito,  i  discorsi,  con
                                                                    97
                isperanza d’aver a sentir gran novità» .
                    Terza giornata. In attesa dell’arrivo di Simplicio, Salviati e
                Sagredo si divertono a spese dei filosofi che disonorano la razza

                umana  seguendo  pedissequamente  un  qualche  autore.  «[L]a
                pratica loro è non solamente ingioconda, ma pericolosa ancora».

                Simplicio non è annoverato tra quelli che sono da biasimare, in
                quanto  «uomo  di  somma  ingenuità  e  spogliato  in  tutto  e  per

                tutto di malignità». Peccato che non sappia nulla di geometria.
                Ma  ecco  che  arriva  l’uomo  senza  malizia  e  senza  nozione

                alcuna di geometria: è tutto ansimante, essendo rimasto bloccato

                in un canale dove la sua gondola si era arenata. Ha però passato
                il  tempo  in  modo  produttivo,  osservando  l’alternarsi  delle

                maree,  i  piccoli  residui  di  gocce  d’acqua  trasformarsi  in
                rigagnoli  senza  un  attimo  di  sosta  tra  l’alta  e  la  bassa  marea.

                Salviati  si  mette  a  dare  una  spiegazione  finché  non  gli  viene
                ricordato  che  avrebbe  dovuto  occuparsi  di  riferire  le

                argomentazioni  di  Chiaramonti  contro  le  misurazioni  della
                                                                          98
                parallasse che ponevano le novae nei cieli .
                    L’argomento  principale  di  Chiaramonti,  una  continuazione
                del  suo  Antiticone  (1621),  ruotava  attorno  al  confronto  delle

                posizioni della nova del 1572 cosí come erano state determinate
                da  una  dozzina  di  osservatori  in  differenti  località,  e
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