Page 157 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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immobile, ed aver poi fabbricati tutti i detti globi nel
medesimo luogo, e di lì datali inclinazione di muoversi,
discendendo verso il centro, sin che acquistassero quei gradi
di velocità che pareva alla medesima Mente divina, li quali
acquistati, fussero volti in giro, ciascheduno nel suo cerchio,
mantenendo la già concepita velocità: si cerca in qual altezza
e lontananza dal Sole era il luogo dove primamente furono
essi globi creati, e se può esser che la creazione di tutti fusse
stata nell’istesso luogo.
Si tratta cioè di calcolare, per ciascun pianeta, la
distanza dal Sole dalla quale un corpo in caduta
libera arriva sull’orbita del pianeta con una velocità
pari a quella orbitale, e di vedere se le distanze per i
vari pianeti coincidono. L’ipotesi non è insensata,
perché effettivamente la velocità orbitale di un
pianeta è tanto maggiore quanto più esso è vicino al
Sole e dunque quanto più a lungo cade e accelera.
Nella quarta giornata dei Discorsi (265) Galileo
afferma di «haver una volta fatto il computo, ed anco
trovatolo assai acconciamente rispondere alle
osservazioni». Ma in una lettera a Richard Bentley
del 25 febbraio 1692, Newton dimostrerà che si
sbagliava: «non c’è un luogo comune dal quale, se si
lasciano cadere tutti i pianeti ed essi discendono con
gravità uniforme ed eguale (come Galileo suppone),
al loro arrivo nelle diverse orbite essi acquisiscano le
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