Page 155 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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Questo  brano  è  veramente  emblematico,  per

                almeno due motivi. Il primo è che, trent’anni dopo

                l’enunciazione  da  parte  di  Keplero  delle  sue  due

                prime  leggi,  Galileo  mostra  di  non  essersi  ancora

                convertito  alle  orbite  ellittiche  dei  pianeti,  né  vi  si


                convertirà mai. Il secondo è che contrappone i moti

                «equabili  ed  uniformi»  a  quelli  «accelerati  o

                ritardati»,  senza  accorgersi  che  i  moti  circolari

                diurno  e  annuale  della  Terra,  che  esemplificano  i

                primi,  richiedono  un’accelerazione  costante  come  i

                secondi.

                     Il  fatto  è  che  egli  considerava  i  moti  circolari

                uniformi come inerziali, alla pari (o meglio, al posto)

                di  quelli  rettilinei  uniformi:  dunque,  in  grado  di

                perseverare  indefinitamente,  senza  l’intervento  di

                alcuna forza esterna. Lo prova quest’altro brano del


                Dialogo (56), quasi una copia di uno simile del De

                revolutionibus  (I,  8),  altrettanto  emblematico  del

                precedente:




                         Sagredo. Concludo per tanto, il solo movimento circolare


                      poter  naturalmente  convenire  a  i  corpi  naturali  integranti

                      l’universo e costituiti nell’ottima disposizione. Ed il retto, al

                      più che si possa dire, essere assegnato dalla natura a i suoi

                      corpi e parti di essi, qualunque volta si ritrovassero fuori de’

                      luoghi loro, costituite in prava disposizione, e però bisognose

                      di ridursi per la più breve allo stato naturale.






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