Page 134 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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AL DISCRETO LETTORE 1
Si promulgò a gli anni passati in Roma un salutifero editto, che, per
ovviare a’ pericolosi scandoli dell’età presente, imponeva opportuno
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silenzio all’opinione Pittagorica della mobilità della Terra. Non mancò
chi temerariamente asserì, quel decreto essere stato parto non di
giudizioso esame, ma di passione troppo poco informata, e si udirono
querele che consultori totalmente inesperti delle osservazioni
astronomiche non dovevano con proibizione repentina tarpar l’ale a
gl’intelletti speculativi. Non poté tacer il mio zelo in udir la temerità di sì
fatti lamenti. Giudicai, come pienamente instrutto di quella
prudentissima determinazione, comparir publicamente nel teatro del
mondo, come testimonio di sincera verità. Mi trovai allora presente in
Roma; ebbi non solo udienze, ma ancora applausi de i più eminenti
prelati di quella Corte; né senza qualche mia antecedente informazione
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seguì poi la publicazione di quel decreto. Per tanto è mio consiglio nella
presente fatica mostrare alle nazioni forestiere, che di questa materia se
ne sa tanto in Italia, e particolarmente in Roma, quanto possa mai averne
imaginato la diligenza oltramontana; e raccogliendo insieme tutte le
speculazioni proprie intorno al sistema Copernicano, far sapere che
precedette la notizia di tutte alla censura Romana, e che escono da
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questo clima non solo i dogmi per la salute dell’anima, ma ancora gl’
ingegnosi trovati per delizie degl’ingegni.
A questo fine ho presa nel discorso la parte Copernicana, procedendo in
pura ipotesi matematica, cercando per ogni strada artifiziosa di
rappresentarla superiore, non a quella della fermezza della Terra
assolutamente, ma secondo che si difende da alcuni che, di professione
Peripatetici, ne ritengono solo il nome, contenti, senza passeggio, di
adorar l’ombre, non filosofando con l’avvertenza propria, ma con solo la
memoria di quattro principii mal intesi.
Tre capi principali si tratteranno. Prima cercherò di mostrare tutte
l’esperienze fattibili nella Terra essere mezi insufficienti a concluder la
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sua mobilità, ma indifferentemente potersi adattare così alla Terra
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