Page 75 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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strapotere della Chiesa e, soprattutto, per non pagare più le tasse
                alla  Curia  di  Roma.  Lo  stesso  Lutero,  una  volta  dichiarato

                eretico, si salvò grazie alla protezione del principe Federico di
                Sassonia.  Fu  più  volte  invitato  a  Roma  dal  Papa,  ma  lui  col

                cavolo che ci andò.
                       Oggi,  a  cinque  secoli  di  distanza,  molte  delle  sue  idee

                sembrano  azzeccate.  Dove  non  si  può  essere  d’accordo  è  sul

                tema della predestinazione. Diceva Lutero: gli esseri umani si
                dividono  in  due  categorie,  quelli  che  posseggono  la  Fede,

                perché sono stati scelti da Nostro Signore, e quelli che non la
                posseggono e che si debbono accontentare della Ragione, anche

                definita «la meretrice del diavolo». Non sono quindi le buone
                azioni ad aprirci le porte del Paradiso, ma la Fede. Chi ce l’ha,

                ce l’ha, e chi non ce l’ha, non ce l’ha. È stato Dio a scegliere le
                pecore  che  si  salveranno.  Sull’argomento  Lutero  scrisse  un

                libello intitolato De servo arbitrio dove sostenne il principio che
                «non sono le opere buone a fare l’uomo buono, ma è l’uomo

                buono a fare le opere buone», ragione per cui chi è stato creato
                cattivo  fin  dall’inizio  è  inutile  che  si  travesta  da  buono,  che

                indossi il cilicio o che vada in chiesa, sempre all’Inferno dovrà
                andare.  Ciò  detto,  Lutero,  rispetto  all’Umanesimo,  segna  un

                passo indietro. È quasi un ritorno al Medioevo.

                       A  quarantadue  anni  si  sposò  con  una  monaca,  una  certa
                Caterina di Bora, che gli diede sei figli. Tenuto conto che era

                stato un frate, più riformatore di così non avrebbe potuto essere.
                              A proposito di Martin Lutero,

                              e del fatto che la Fede la si possa avere e non avere:
                       io  confesso  di  non  averla.  Ci  ho  scritto  sopra  anche  un

                       libro,  intitolato  Il  Dubbio.  Ma  esaminiamo  con  cura  il
                       problema.

                              Io  non  capisco  quelli  che  sono  così  sicuri
                       dell’esistenza di Dio, così come non capisco quelli che con

                       altrettanta sicurezza affermano che non c’è. Il credente e
                       l’ateo sono, a mio avviso, due presuntuosi, con i quali non



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