Page 47 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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Chiesa che considerava l’immortalità dell’anima il presupposto
fondamentale della religione. Sostenere che l’anima non
sopravvive al corpo equivaleva a negare tutto il meccanismo di
premi e di castighi cantato da Dante Alighieri.
Pomponazzi fece di tutto per conciliare Aristotele col
cristianesimo, ma per quanti sforzi facesse non riuscì mai a farli
coesistere. Arrivò anche a dire che l’anima odorat, ovvero che
profuma d’immortalità, ma non per questo gliela fecero buona. I
suoi libri furono bruciati in piazza, a Venezia, tra uno stuolo di
preti salmodianti e di lazzari che ci sputavano sopra.
A proposito di Pietro Pomponazzi,
parliamo dell’anima. Esiste o non esiste? E se esiste è
mortale o immortale? Ebbene, che ci crediate o meno,
questa è la domanda che, da Platone in poi, si sono posti
quasi tutti i pensatori del passato. Ragioniamoci sopra
anche noi e vediamo dove andiamo a parare.
Come prima cosa chiediamoci in quale parte del
corpo si trova l’anima. Non nel cuore, certo, che è solo
una pompa, peraltro anche stupida. Non nel cervello, che
prima o poi (speriamo poi) è destinato a essere divorato
dai vermi. Non nell’aria che ci circonda, giacché anche
l’aria, poverina, ha i giorni contati. Che si muoia lo
sappiamo. Che gli atomi che ci compongono un brutto
giorno verranno dispersi, anche. Non ci resta, quindi, che
sperare che una copia incorporea di noi stessi si
trasferisca in qualche altro Universo. Ma quale?
C’è chi dice che l’anima esiste da sempre, che si è
infilata nel corpo dell’uomo in tempi antichi, salvo poi
trasferirsi da una generazione all’altra. E quando è
entrata per la prima volta? Due milioni di anni fa, quando
facevo l’homo abilis, o un milione e mezzo di anni fa,
quando mi raddrizzai e debuttai come homo erectus? O
appena l’altro ieri (centomila anni fa) quando tutti mi
chiamavano uomo di Neandertal? Ma allora anche gli
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