Page 113 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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Bruno solo per apprendere la mnemotecnica, cioè l’arte di
esercitare la memoria, ma, una volta intuito con chi aveva a che
fare, dietro consiglio del suo confessore di fiducia, lo andò a
denunciare alla Santa Inquisizione. Premesso che all’epoca i
tribunali ecclesiastici erano quanto di peggio si possa
immaginare, anche perché svolgevano gli interrogatori
ricorrendo alla tortura, il povero Bruno si fece nove mesi di
processo a Venezia e sette anni di carcere a Roma.
Il suo nemico numero uno fu il cardinale Bellarmino, un
prelato che tutto sapeva del cristianesimo tranne il precetto
secondo il quale non si dovrebbe fare al prossimo quello che
non vorremmo venisse fatto a noi stessi. Bellarmino esaminò
con il massimo scrupolo tutti gli scritti di Giordano Bruno e lo
inchiodò su quattro punti: primo, di non credere nell’Eucarestia,
secondo, di non credere nella Santissima Trinità, terzo, di
sostenere la pluralità dei mondi, quarto, di credere nella
trasmigrazione dell’anima dal corpo di un uomo al corpo di un
animale. E non basta: Bellarmino gli chiese anche di confessare
di aver mangiato carne di venerdì e di aver copulato con
numerose prostitute.
Lui ammise tutti i peccati, sia quelli di gola che quelli di
lussuria, ma quando il cardinale gli chiese di cambiare le sue
idee in materia di religione e di astronomia si rifiutò perfino di
rispondere. Fu condannato a essere bruciato vivo, in Campo de’
Fiori, il 17 febbraio del 1600.
Si dice che quando gli lessero la condanna lui abbia
esclamato: «Tremate forse più voi nel pronunciar la sentenza
che io nel riceverla».
A proposito di Giordano Bruno,
per scrivere su di lui sono andato a sedermi al
«Grottino», un piccolo ristorante di Campo de’ Fiori,
situato giusto di fronte alla sua statua, proprio nel punto in
cui fu bruciato vivo. Lo osservo: ha il capo rivolto verso il
basso. Sembra quasi che stia guardando il suo corpo
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