Page 257 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Era il 1717 quando quattro “Corporazioni di Liberi
Muratori”: la Crown Alehouse, l’Apple tree Taverne, la
Raummer and Grape e la Goose and Gridiron Alehouse
s’incontrarono e decisero di unificarsi nella Gran Loggia
d’Inghilterra. Procedettero semplicemente alla riorganizzazione
dell’antico sodalizio dei “Francs-Maçons”, allo scopo dichiarato
di aggregare altre logge esistenti da epoca immemorabile in
molte città del regno, con l’intenzione di porle sotto a un’unica
autorità comune: un fiume copioso che raccogliesse molti
torrenti.
I membri della Gran Loggia d’Inghilterra facevano vanto
della lealtà verso il re e la nazione, e inneggiavano a un’etica
nonconfessionale, raramente anticlericale, professandosi colti ed
illuminati, deisti ma anche propensi ad accogliere tra le loro file
gli agnostici. Soprattutto non tendevano a dare sfoggio
pubblicamente della loro cultura, come invece accadeva nelle
accademie, limitandosi a incontri riservati, ancora segnati
dall’antica segretezza.
L’Universal Book of Craft Masonery stabilisce:
“La Massoneria consiste in un gruppo di uomini scelti, uniti
dalla comunità d‟intenti allo scopo di custodire segreti,
abitudini, cerimonie trasmesse loro da tempo immemorabile, al
fine di migliorarsi reciprocamente dal punto di vista
intellettuale, sociale e morale.”
Già nel Medioevo le corporazioni di “costruttori di
cattedrali” denotavano una religiosità piuttosto autonoma,
necessaria per la ricerca e la custodia di conoscenze egizie-
euclidee necessarie all’espletamento del loro lavoro: conoscenze
incanalate nel grande solco dell’ortodossia cattolica o, a volte, in
equilibrio sul filo sottile dell’eresia. A quei tempi non erano rari
gli ecclesiastici che si rendevano partecipi delle “logge”,
palesando notevole tolleranza, e soltanto simbolicamente
squadravano la pietra. E fu proprio questa peculiarità a
contraddistinguere la nascente Massoneria, remota al
dogmatismo imperante, soprattutto nel continente.
Le logge incoraggiavano soprattutto incontri conviviali,
impreziosendoli con una carica di eticità ed esoterismo: la
differenza con i club inglesi dove si giocava, si dialogava, si
mangiava, si beveva e, a volte, entravano vestali dell’amore
profano.
I “liberi muratori” si sentivano i nuovi cavalieri della società
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