Page 35 - Maschere_Motta
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Arlecchina
ià nel teatro dell’antichità classica troviamo alcuni
lineamenti di quel carattere femminile che assu-
G G merà poi, volta a volta, nel teatro dal ‘500 al ‘700
i nomi di Colombina, Betta, Franceschina, Diamantina, Marinetta,
Violetta, Corallina: è l’ancella cinica e adulatrice, sempre pronta a
suggerir malizie e sotterfugi alla padrona innamorata, che diver-
rà, trasformandosi, la Servetta del teatro italiano e la Soubrette
del teatro francese, per passare infine, quasi irriconoscibile, al
compito di primadonna nel moderno teatro di varietà.
Poiché nelle commedie dell’arte - che gli italiani rappresen-
tavano improvvisando le battute dopo aver studiato il ca-
novaccio - Colombina era quasi sempre moglie o amante di
Arlecchino, si finirà con l’accoppiarli anche nel costume e nel
nome, così come la donna di Pierrot si chiamerà Pierrette e, a
somiglianza del compagno, vestirà di bianco e si cospargerà la
faccia di farina.
Arlecchina, col costume a toppe colorate, appare per la pri-
ma volta sulle scene a Parigi nel 1695 in un dramma intitolato
«Ritorno dalla fiera di Besons». L’idea trova consensi di pubblico
e gli autori vi ricorreranno più volte, soprattutto nelle trame
che richiedono travestimenti.
La maggiore interprete di Arlecchina fu l’italiana Caterina
Biancolelli, figlia di quel Domenico Biancolelli che trasformò
la primitiva maschera bergamasca di Arlecchino in uno dei più
fortunati personaggi del suo tempo.
Duttile come Colombina, Arlecchina assumerà volta a volta
le parti più disparate: domestica, damigella, ma anche cava-
liere, medico, avvocato, e perfino la parte della educanda in-
namorata che deve imparare a ricorrere alle astuzie per libe-
rarsi di un Leandro, seccante corteggiatore al quale i parenti
vorrebbero darla in isposa, per poter convolare a nozze con
l’Arlecchino dei suoi sogni.
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