Page 33 - Maschere_Motta
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Arlecchino moderno





                                                                         econdo la tradizione, il costume di Arlecchino,
                                                                         che si notava un tempo per le toppe vivaci pa-
                                                               S S zientemente  ricucite  su  un  vecchio  abito  sdru-
                                                               cito, sarebbe stato ridisegnato da Michelangelo. In realtà,
                                                               sia scusato l’accostamento del sacro al profano, il costume
                                                               manifesta qualche somiglianza di linea con l’uniforme del-
                                                               le guardie svizzere, disegnata appunto dal Buonarroti. Le
                                                               antiche  rappezzature  sono  diventate  un’armoniosa  com-
                                                               posizione di triangoli a colori alterni; è però invariabilmen-
                                                               te rimasta l’antica maschera nera che induce gli studiosi di
                                                               teatro a sostenere che Arlecchino, tradizionalmente nato a
                                                               Bergamo, deriverebbe invece dalle figure di schiavo negro
                                                               frequenti nel teatro classico greco.
                                                                 Con l’abito si è trasformato anche il carattere di  Arlec-
                                                               chino; mentre, un tempo, egli raffigurava il grullo che va
                                                               cercando il somaro sul quale è montato, in Francia, dove è
                                                               giunto con le compagnie di comici italiani susseguitesi per
                                                               tre secoli sui palcoscenici di tutta Europa, va acquistando
                                                               astuzia e mordente. Si racconta, in proposito, che Luigi XIV,
                                                               tornando dalla caccia, assistè un giorno in incognito a una
                                                               rappresentazione di comici italiani a Versailles. «Brutto spet-
                                                               tacolo» - disse, uscendo, all’Arlecchino. «Lo dica sottovoce - re-
                                                               plicò la maschera - Se il re se ne accorge, licenzia subito tutta
                                                               la compagnia ». Il Re Sole apprezzò la presenza di spirito e la
                                                               compagnia fu confermata.
                                                                 La trasformazione di Arlecchino, opera di generazioni di
                                                               comici italiani fra i quali restarono famosi Domenico Bian-
                                                               colelli, suo figlio Pier Francesco e Antonio Vicentini, fu più
                                                               tardi compiuta da attori francesi, che gli aggiunsero un fon-
                                                               do di accorata malinconia. «Vada ad ascoltare Arlecchino - sug-
                                                               geriva un famoso medico del ‘700 a un cliente molto depres-
                                                               so. - Arlecchino? Non posso. Sono io».


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