Page 21 - Maschere_Motta
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istintiva, il servo vive in una dimensione di vita per così dire primitiva ma proprio per que-
                                      sto vera, immediatamente comunicabile e condivisibile da chi, in quanto uomo, prima che
                                      persona o soggetto sociale, ha dei bisogni primari da soddisfare.
                                       Sulla scena gli Zanni erano generalmente due: al primo, tradizionalmente scaltro, era
                                      affidata una parte essenziale nello sviluppo della storia; al secondo, il servo sciocco e bab-
                                      beo, spettavano le trovate burlesche e i lazzi. Alla prima categoria appartiene Brighella,
                                      alla seconda Arlecchino che ebbe poi un fratello nel napoletano Pulcinella. Ma la realtà
                                      era più complicata di quanto questa semplice dicotomia non lasciasse supporre. Per pri-
                                      ma cosa, non in tutte le commedie gli zanni avevano caratteristiche contrastanti: a volte
                                      erano entrambi sciocchi, altre entrambi astuti, altre ancora quello apparentemente più
                                      stupido ingannava quello che sembrava più astuto (o il contrario). «Invece di pensare a un
                                      personaggio completamente stupido e a un altro completamente intelligente, dovremmo
                                      considerare questi personaggi simili, in un certo modo, a Stanlio e Ollio: è difficile dire chi
                                      dei due sia il meno stupido e il più scaltro» (A. Nicoli).
                                       In diverse commedie, poi, comparivano due servi di cui uno aveva un nome specifico (per
                                      esempio, Arlecchino), mentre l’altro era chiamato semplicemente Zanni. Anche se “zan-
                                      ni” fu dunque una sorta di sinonimo di “buffone” o “servo comico”, questa parola fu molte
                                      volte anche usata come nome proprio di un personaggio. Per esempio, nello scenario La
                                      schiava, uno dei più antichi della Commedia dell’arte, il servo di Pantalone si chiamava
                                      Zane, e gli faceva da contrappunto Burattino, servo di Leandro. Probabil¬mente, Zanni fu
                                      il tipo originario di servo comico, a cui in seguito si affiancarono altre figure di servi, che
                                      gradualmente ebbero maggior fortuna e ne presero il posto, mentre “zanni” restò a indi-
                                      care il significato generico. Allo stesso modo, al costume originario bianco si aggiunsero
                                      altri abiti di scena, che pian piano sarebbero diventati caratteristici di personaggi partico-
                                      lari: quello largo, con pantaloni e blusa ampi e sformati (che ritro¬veremo in Pulcinella),
                                      quello attillato, e quello a toppe (che prenderà la sua forma più compiuta con Arlecchino).
                                      È possibile anche incontrare zanni che non sono servi, ma mezzani, barbieri, contadini,
                                      addirittura locandieri.
                                       Quale che sia la sua posizione sociale, lo zanni era sempre un buffone rozzo, ignorante,
                                      vendicativo, che cercava di ingannare gli altri ma si lasciava a sua volta imbrogliare fa-
                                      cil-mente. In ogni modo, non aveva una personalità troppo definita, che avrebbe acquista-
                                      to in seguito con il nome e il ruolo dei vari Arlecchino, Brighella, Frittellino, Francatrippa.
                                       La sua funzione nelle commedie era determinata soprattutto dalle esigenze sceniche,
                                      che spesso lo rendevano protagonista di lazzi e scherzi scurrili. I lazzi, frammenti comici e
                                      buffoneschi, erano sovente isolati rispetto all’azione drammatica, e avevano vita propria,
                                      tanto da poter essere spesso utilizzati nella stessa identica forma in altre commedie. I laz-
                                      zi avevano la funzione di pausa colorata e vivace, ed erano prediletti dagli attori per¬ché
                                      consentivano di abbandonarsi alla gestualità e alla mimica. Stava all’autore legarli in ma-
                                      niera armonica alla trama, e all’attore far sì che non perdessero la loro freschezza: il lazzo
                                      rischiava con il passare del tempo di trasformarsi in uno stantio riempitivo, tanto più scur-
                                      rile quanto più era slegato dall’azione.Vito Pandolfi



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