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Veronese
na dinastia di comici veneti che, nell’ultimo fulgore della Commedia dell’Arte, conquistò in Francia fama
e onori, e nella cui storia si riverbera l’”’intellighenzia” del XVIII secolo.
UCapostipite fu Carlo Antonio (forse Verona o Venezia 1702 - Parigi, 1762) che il ventenne Goldoni conobbe
“primo amoroso” a Feltre, e fu poi “Pantalone” con A. Sacchi e quindi a Parigi con la Comédie Italienne (1744-1760)
che lasciò dopo la nomina a “ufficiale del re”.
Dei suoi cinque figli, tre calcarono le scene: Anna (Bassano, 1730 - Parigi, 1782) in arte “Corallina”, debuttò nel
Double mariage d’Arlequin e ottenne strepitosi successi negli scenari paterni; Pietro Antonio Francesco (Venezia,
1732 - Parigi 1776) si specializzò nei ruoli di “Dottore” e di “Scapino”; Camilla Giacomina Antonietta (Venezia, 1735 -
Parigi, 1768) in arte “Camilla”, fu amorosa, ballerina, cantante e più tardi “Servetta” di eccezionale verve, lodatissima
nei Memoires goldoniani (fu esaltata “madre” nello scenario Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato che valse
l’invito in Francia), ammirata dai maggiori letterati dell’epoca e pianta da G. Casanova quando immaturamente
scomparve dopo una vita artistica e sentimentale molto intensa.
Tommaso A. Visentini
omico dell’Arte (Vicenza, 1682 - Parigi, 1739).
Se ne ha notizia a partire dal 1716 quando debutta a Parigi nella compagnia di Riccoboni e subito si
Cafferma, con un “Arlecchino” che nulla deve al modello di Domique Biancolelli, ma si distingue per l’agilità
acrobatica, per le eccezionali doti mimiche e per una dizione che evita i toni nasali prevalenti tra gli interpreti di
questa maschera.
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