Page 165 - Maschere_Motta
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Turlupin
M aschera della farsa francese, in origine aman-
te infelice, poi, anche sotto l’influsso di Bri-
M ghella, servo che si crede astuto ma finisce
spesso scornato. Le sue origini risalgono probabilmente al
Cinquecento e il suo tipo di co- micità lo possiamo desume-
re dal significato del sostantivo turlupinade (da cui il verbo
turlupiner calcato nell’italiano turlupinare) che vale, secon-
do Littré, “scherzo volgare, di cattivo gusto, basato su qual-
che freddo gioco di parole”.
Nome d’arte di Henri Le Grand (Belleville, 1583-Parigi,
1634), è stato un attore teatrale francese, considerato uno
dei maggiori comédien della sua epoca. Aveva iniziato la
sua carriera come cantambanco assieme agli amici Gros-
Guillaume e Gaultier-Garguille, che usavano esibirsi poco
distante dal Pont Neuf. Recitava indossando un ampio
mantello e un cappello a larghe tese. Il volto era quasi
nascosto da baffi e barba. Dopo aver montato un piccolo
palco nella piazza di qualche paese, rallegrava la gente
minuta con le sue farse, volgari e di cattivo gusto. Riuscì
però con il tempo a calcare lutti i principali palcoscenici dei
teatri comici di Francia. Solo in seguito riuscì ad entrare
nella compagnia del Théâtre de l’hôtel de Bourgogne, dove
dal 1615 al 1625 recitò assieme ai suoi due compagni.
Il suo personaggio era quello del servo astuto e scroccone.
Dei tre personaggi è quello che più si avvicina alle maschere
italiane, in particolar modo a Brighella, in quanto inventore
di mille tranelli. Egli infatti è famoso per la costruzione di
scherzi e trappole, in cui cadono Gros-Guillaume e Gaultier-
Garguille. Turlupin era molto apprezzato dal pubblico plebeo
che si riconosceva nella crudeltà della sua satira e restava
affascinato dalla complicata costruzione delle turlupinades.
Dal suo pseudonimo derivarono numerosi vocaboli: turlupin
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