Page 103 - Maschere_Motta
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Macco
ltro personaggio che ricorre con estrema fre-
quenza nelle trame atellaniche è Macco, una
A A sorta di contadino, grossolano, ghiotto, cre-
dulo- ne e sensuale, facile ad essere menato per il naso,
sempre battuto e sempre pronto a farsi battere.
La sua figura, virtualmente riconoscibile in una
riproduzione del Ficoroni, è quella di un tipo eccentrico,
dalla testa pelata. Il suo viso, in mezzo al quale si inalbera
un enorme naso adunco, è contrassegnato da una fronte
depressa - indizio inequivo- cabile di poco ingegno - e
ornato da orecchie spropositate. La bocca semiaperta, da
cui si intravede una rada dentatura, gli conferisce infine un
aspetto di ebete fissità.
Nel petto e nelle spalle ha una duplice gobba. Il suo
costume è composto da una tunica bianca, dalla quale gli
deriva il nome mimus albus. Secondo alcuni eruditi, il nome
di Macco ha come senso originario quello di essere semplice
e sciocco, ma è stata supposta anche una sua relazione, per
similitudine, con maco, che in Lucilio ha valore di “vivanda
di fave maciullate”, per cui il suo nome dovrebbe significare
“divengo livido per le botte”.
Questa ipotesi è suffragata dal fatto che nei frammenti
dell’atellana letteraria Macco appare ripetutamente in
scene il cui finale coincide immancabilmente con una sua
bastonatura. Dopo Macco veniamo a incontrare Pappo,
un vecchio imbecille che, credendosi assai furbo, finisce col
divenire lo zimbello di tutti.
Ridicolo e libidinoso, il suo destino è quello di essere
burlato dai suoi avversari. L’alta considerazione che egli ha
di se stesso e la smisurata ambizione lo portano a cacciarsi
continuamente in ogni sorta di intrigo dal quale poi esce
immancabilmente con le ossa rotte. A completare il quadro
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